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R Recensione

8/10

Butcher Mind Collapse

Night Dress

L’impatto con “Night Dress è devastante. I Butcher Mind Collapse esordiscono in questo 2011 con un secondo lungo lavoro dopo il mini “Sick Sex And Meat Disaster In A Wasted Psychic Land” del 2008. Rispetto all’ottimo esordio stavolta i pezzi possiedono una dimensione più matura e controllata e una originalità di stile e di personalità, un'esplorazione sempre più viscerale nelle profondità della sperimentazione che ne fanno di questo disco la loro opera più matura e completa, un album scritto e pensato fino all’ultimo dettaglio.

Night Dress” è un continuo rimescolare di noise, free-acid-jazz, elettronica, post-punk, nel gran calderone del sacro blues che risorgendo dagli inferi tiene viva la scena freak show in una dimensione al quanto grottesca quanto irreale. In questo album i Butcher Mind Collapse rasentano l’eccellenza. Quello che colpisce di questo lavoro sono le atmosfere che si respirano e le diverse dinamiche che si sviluppano nell’ascolto dei brani. Musica d’assalto, ma anche d’avanguardia che si abbevera del lavoro di validi professionisti come Giulio “Ragno” Favero (Il Teatro Degli Orrori ed ex One Dimensional Man se non produttore di questo album) e Giovanni Ferliga (Aucan) dove l’insieme sonoro viene impreziosito e reso straordinario dal loro lavoro di registrazione e missaggio.

Così si parte subito con gli stop & go post-hardcore di “The Forgetter” dove una voce notturna e cupa ci introduce in questo girone dantesco di anime dannate, per trapassare poi a “Complicity” che è uno di quei pezzi d’assalto che ti lascia senza fiato, con il suo ritmo martellante da industrial disco con passaggi noise-rock e un sax ipnotico che si ripropone in linee più free jazz tra i meandri a tinte scure di un blues tenebroso e allucinato che è “Night Dress”, in cui l’espressività vocale di Jonathan Iencinella raggiunge il suo apice. “The Loss” racchiude in più di 7 minuti tutta la follia musicale della band tra fiati, urla e percussioni, “Flameless Hell” un’arabeggiante blues slabbrato con innesti di delirio noise-sonico. “Guilty” un frizzante e ballabile post-punk-garage-rock rabbioso con stacchi noise-prog, “Killing A Fly With A Sword” rappresenta un’ulteriore crescita sonora, gioca tra una perfetta mistura country con un innesco di assolo di armonica a bocca, tra bassi intensi ed evoluzioni punk con svisate noise. “Coming Times” è una cavalcata acida e violenta di un rock isterico su ritmiche veloci. Infine, la conclusiva e splendida “Spiderwebs”, un lento e sanguigno blues degno del miglior Tom Waits, composto da tante diverse piccole sonorità post e suoni elettronici.

Per gli amanti del genere “Night Dress è un grande disco da ascoltare ad alto volume e da possedere quasi ad ogni costo. Consigliatissimo.

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