R Recensione

6/10

Sexy Rexy

Sexy Rexy

L’album dei Sexy Rexy esce per la label di Amaury Cambuzat. La citazione è doverosa perché, nella coerenza artistica e professionale del fondetore degli Ulan Bator, nulla accade per caso. Questi divertiti sperimentatori, a volte svagati a volte serissimi, pur avendo poco in comune con il percorso sonoro intrapreso negli ultimi tre album degli Ulan Bator, continuano a gravitare attorno al medesimo concetto di plasmazione di flussi sonori, senza la rigorosa necessità di far prevalere la forma sulla sostanza.

Tutto l’impeto ruggente della loro smania di dissacrare contesti melodici troppo sofisticati trova in molte delle tracce di questo loro omonimo lavoro la più piena espressione. Però la privazione (forzata) di qualsiasi ordine estetico, favorendo per forza e comunque questo atteggiamento riottoso, diviene comunque una scelta artistica, nonostante tutto. Una direzione artistica e un estetismo, duro e puro, ma pur sempre un estetismo.

E così in taluni frangenti, la giocosità si tramuta in un casuale manovrare di fili di innesco per un materiale altamente esplosivo: Through The Mountain e Somewhere. So diventano il luogo di incursioni sonore senza ordine apparente. Meno male che a risvegliare i sensi interviene i fantasma dei Can in Sue KamikaZo. Eppure sapete che vi dico? In un mondo fatto di oscena incarnazione di modelli preconfezionati, premasticati, predigeriti, in rituali che vogliono apparire come “alternativi” salvo risultare concretamente vuoti e normalizzatissimi (ma quanto aveva ragione Chomsky?), io a questi sporchi incursori faccio un applauso. Specialmente con una Swine Fu sparata nel cervello e Panna Montana in endovena. Fino al botto finale della lisergica I Love My Son.

Fra Sonic Youth, Shellac, Fugazi, The Ex, Husker Du, Can e Faust, le intuizioni dei Sexy Rexy cercano una strada per coniare una sorta di “krautcore”, che liberi tanto l’urgenza (irruenza) espressiva quanto la voglia di guardare la materia musicale da altre angolazioni. No time, no space, no guru, no method, no past, no future, no sound, no sanctury.

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