R Recensione

7/10

Bloc Party

Intimacy

Diciamolo subito: ll nuovo disco dei Bloc Party non piacerà a chi i quattro britannici non sono mai piaciuti e pensiamo non deluderà chi li ha imparati ad apprezzare, sebbene non possa far gridare al miracolo. Ma siamo vivi, gente. Vivi e vegeti, altroché. Anche A Weekend In The City, disco decisamente meno a fuoco di Silent Alarm (per il sottoscritto scintillante pietra angolare della nuova new wave inglese), mostrava comunque importanti segni vitali. I Bloc avevano apportato significative modifiche al loro sound, rendendolo più algido e stratificato, meno grezzo e scoppiettante, com’era nell’esordio, lasciando però il notevole lavoro di restauro incompiuto. Soprattutto l’appiattente produzione di Jacknife Lee aveva un po’ troppo svilito l’energia e l’intensità delle canzoni del secondo album. Qui Lee si divide il compito col capace Paul Epworth, produttore proprio del primo disco.

Nel caso dei Bloc, non si è mai trattato di uno squallido revival post-punk di gretti riciclatori. L’esordio del quartetto era infatti troppo fresco, personale e vario (per nulla monotono, come alcuni obiettano) per essere confuso con i dischi di tante giovani leve dell’indie rock. Ma basta qualche ritmica saltellante qua, una chitarra angolare là e qualche reminiscenza Eighties (Oh dio, orrore!) per diventare i nuovi zimbelli della critica, quando quello spirito e quelle reminiscenze in taluni casi non rappresentano solo una moda ma un prodotto e una testimonianza dello zeitgeist attuale, in un tempo così oscuro e incerto che spesso non può far altro che ispirare musiche urbane e al contempo intimissime, fatte di ritmi tesi e pulsanti, di nervosi e geometrici intrecci chitarristici, di voci sconsolate e insieme vivaci, di ingenuità e giovanilismo sì(i Bloc Party sono uno di quei gruppi che potremmo definire “trendy”) ma anche di qualcos’altro (molto altro) che va scovato più in profondità.

I primi approcci con Intimacy sono piuttosto difficili. Ci vorrà infatti più di qualche ascolto per digerire le ritmatissime e bislacche Ares (che arriva a toccare addirittura territori big beat) e Mercury (sfociante in un folle baccanale ritmico che poi viene invaso da grottesche incursioni fiatistiche) e seguire i loro allucinati versi.

Ma in quest’album saltano fuori anche i Bloc Party che non ormai non ti aspettavi più, oltretutto in piena forma agonistica: l’attacco spella-mani di Matt Tong (che finalmente torna a farsi sentire) in Halo ricorda i bei tempi andati (uh…era solo il 2005!) e introduce una prova più che convincente dei quattro, mentre One Month Off appare più regolare ma si muove più o meno nella stessa direzione.

Intimacy appare come un disco dalle molteplici anime. Forse leggermente più “sveglio” (che non vuol dire assolutamente più “solare”) che A Weekend In The City, ma in qualche modo anche più desolato. Comunque mai troppo sinistro o notturno. Mai troppo tagliente. Una sensazione di morte e perdita tuttavia si insinua spesso nelle atmosfere e nelle riflessioni contenute nel disco (specialmente nella sospesa Biko e nella “stropicciata” Trojan Horse, canzoni che mostrano un Kele Okereke mai così suadente e musicale). Una volontà di rinascita, ma anche i chiari segni del dolore addosso, i quali destabilizzano momentaneamente, inducendo ad una profonda riflessione, fino a spingere a rinchiudersi (anche se mai veramente del tutto) verso quell’intimacy invocata dal titolo dell’album. Il significato di quest’ultimo alla fine sembra risiedere in quell’equilibrio precario tra l’ingenua forza e dolcezza della giovinezza e una sensazione impellente di precarietà.  

Molteplici anime si diceva. Difatti come si è deciso di tornare per qualche episodio indietro (anche se molto spesso inserendo qua e là nuovi e più invadenti effetti digitali sfiziosi oppure campionando e storpiando in maniera assurda la voce di Kele) così si è pensato di guardare anche in avanti, cedendo alle lusinghe di una indietronica tintinnante e candida (Signs, dall’impronta Notwist), oppure dai toni fortemente drammatici (Zepherus: una sorta di Hunter bjorkiana in stile Okereke con tanto di cori operistici).

Nella versione scaricabile probabilmente il pezzo forte di Intimacy è Better Than Heaven, con quell’irresistibile feeling quasi electro/hyperdub che domina ¾ del brano, prima della parte finale affidata ad una delle solite convulse cavalcate blocpartiane. Nella versione materiale del disco invece dovrebbe apparire anche il singolone Talons, tanto ballabile e edulcorato nelle strofe quanto disperato ed epico (rimanendo sempre incredibilmente effervescente) nel memorabile ritornello. Probabilmente si tratta del miglior singolo del quartetto dai tempi del mitico album bianco.

I Bloc si congedano con Ion Square (a quanto pare ispirata alla poesia di Edward Estlin Cummings I Carry Your Heart With Me), trasformandosi in degli Arcade Fire "digitalizzati".

Che dire infine? Un altro album di assestamento per i giovani leoni inglesi capitanati da un Okereke sempre più protagonista, un’opera meno compatta di A Weekend In The City, con qualche sbavatura in più ma anche, paradossalmente, contenente più highlights.

Che il prossimo passo sia quello decisivo?

V Voti

Voto degli utenti: 6,2/10 in media su 15 voti.
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Sor90 7/10
Gio 8/10
loson 8/10
REBBY 6/10
carew 7/10
target 6/10
Cas 8/10
gramsci 7,5/10

C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 4 questo disco) alle 23:07 del 21 settembre 2008 ha scritto:

Vomitevole. Ma forse la chiave di lettura di Francesco è quella giusta: talmente improponibile da essere migliore di "A Weekend In The City". Per ora però schiaffo un bel 4

Luca Morello, autore, alle 11:40 del 22 settembre 2008 ha scritto:

so here we are...

E che ho detto? Bene, si incomincia...siore e siori venghino venghino...un euro cinque palline ssssiori!...-_-'

target (ha votato 6 questo disco) alle 20:00 del 22 settembre 2008 ha scritto:

Sì, confermo la mia impressione: è un disco in cui ci sono cose coraggiose e curiosi tentativi di deviazione. Alcuni sono, a mio parere, inconcludenti, come “Ares”, che parodizza i Prodigy e i Chemical Brothers (quelli di “Believe”, alla quale, guarda caso, aveva collaborato Okereke), o “Zepherus”, pacchianissima. Altri, invece, sono apprezzabili, soprattutto quelli più lenti e con le incursioni elettroniche più discrete: “Biko”, “Signs” e “Ion Square” sono bei pezzi, che non stonerebbero in “Silent Alarms”. Ed è apprezzabile come ritorni in primo piano, come dici tu, la batteria di Tong, troppo sacrificata nel precedente. Insomma: tanto “A Weekend In The City” era (per lo più) stanco e catatonico quanto questo dimostra che la band è viva, se non altro perché osa. (“Talons” l’ho ascoltata ora, invece, e mi pare bolsa). Quindi, riassumendo numericamente il curriculum dei Bloc Party: Silent Alarm 7.5; Weekend 4; Intimacy 6. That's my impression.

Luca Morello, autore, alle 21:30 del 22 settembre 2008 ha scritto:

Venghino, venghino...

Siete ancora troppo teneri...

target (ha votato 6 questo disco) alle 22:07 del 22 settembre 2008 ha scritto:

Si dice semplicemente la propria, e mi pare con pacatezza. Take it easy.

Luca Morello, autore, alle 22:24 del 22 settembre 2008 ha scritto:

no, forse non mi hai compreso. Siccome mi piace leggere le critiche e so che i Bloc Party sono abbastanza detestati, scherzavo in tal modo(rivolgendomi in generale ai possibili commentatori). Con simpatia, take it easy tu.

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 11:24 del 23 settembre 2008 ha scritto:

Ok ascoltato. Mamma mia. Peccato perchè le premesse ("Silent Alarm") erano ben altre. Ma si potrebbe dire la stessa cosa per Strokes, Interpol, Arctic Monkeys ... chissà come mai ...

carew (ha votato 7 questo disco) alle 12:18 del 23 settembre 2008 ha scritto:

RE:

Che premesse?? mi spaventa che citi a caso interpol strokes e .. arctic monkeys??? Ma che c entra?

simone coacci alle 12:25 del 23 settembre 2008 ha scritto:

Calma ragazzi, non accettate provocazioni...

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 12:26 del 23 settembre 2008 ha scritto:

Di cosa parli, Simone?

simone coacci alle 12:35 del 23 settembre 2008 ha scritto:

RE:

Di 'sto tipo, Carew, che appena iscritto spreca il suo primo messaggio per dare addosso a gente che neanche conosce. Mi puzza di infiltrato. L'invito era a non reagire perchè faremmo il suo gioco, Fab.

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 12:38 del 23 settembre 2008 ha scritto:

Simò, l'avevo capito. Era ironico. Sembriamo Franco e Ciccio. Tra l'altro io me lo ricordo Carew... alto e grosso ma in mezzo all'area ci sapeva fare.

simone coacci alle 12:51 del 23 settembre 2008 ha scritto:

Si pure io. Alla Roma. Capello voleva Ibrahimovic così per consolarlo gli comprarono 'sta specie di coso.

Non avevo capito che avessi capito, direbbe Franco strabuzzando gli occhi e facendosi scivolare l'attaccatura dei capelli fino a mezza fronte.

Dr.Paul alle 13:02 del 23 settembre 2008 ha scritto:

ma una volta che si crea un flame lo sedate invece di alimentarlo? e dai almeno passiamo una mezzoretta come si deve!! oh nn nominate gli interpol invano eh!!?!?! )

swansong (ha votato 5 questo disco) alle 14:38 del 23 settembre 2008 ha scritto:

Non male, si fanno ascoltare però...

...semplicemente non è il mio genere e poi...puzzano un pò di artefatto e quindi, alla lunga, finiranno per stancare.

carew (ha votato 7 questo disco) alle 20:04 del 26 settembre 2008 ha scritto:

Uh Carew, gran centravanti, aveva delle belle scarpe argento, ai tempi.

Ma a parte questo.

Non capivo quando si parlava di Premesse e ci si riferiva a...Silent alarm!

Eppoi quando butti nella mischia band a caso, di tutt altro genere rispetto ai BP, tipo gli Strokes (mio dio) e gli arctic (..bah..)

Tutto qua, nessuna polemica, volevo capire.

Ah, un altra cosa, cosa si intende per "sprecare il primo messaggio"? Cos avrei dovuto fare?

Presentarmi come nei forum noiosi?

Mio dio spero di no.

REBBY (ha votato 6 questo disco) alle 15:49 del 15 ottobre 2008 ha scritto:

Mi era piaciuto Silent Alarm. Questo Intimacy ha

meno chitarre e più tastiere (del computer e non)

e ritmo elettronico e acustico. La voce parte da

rapper, passa un attimo da Lydon ma ritorna presto alle usuali melodie vocali, integrate talvolta da bei cori monacensi altre da effetti

speciali. Alcune canzoni seguono vecchi cliche, pur se su nuovi arrangiamenti, (Halo, One month off, Ion square, ad esempio), ma c'è in questo

album una necessità di rinnovamento che sembra

non facile da imbroccare. Non è album che merita

di essere liquidato da un solo ascolto, ma alla

fine l'unico brano di cui mi ricorderò sarà Biko.

Recensione che dimostra competenza sull'argomento

(mi piacerebbe una tua rece di Canjun dance party)

loson (ha votato 8 questo disco) alle 19:58 del 12 dicembre 2008 ha scritto:

Sarò pazzo, ma per me è il loro disco migliore. Le parentesi big beat ("Ares") e nu-wave più alla Rapture ("Mercury") sanno farsi apprezzare, così come l'intimismo al neon di "Biko" o il concertino per campanule alla Reich di "Signs" con sottofondo house. Perde un pò di smalto nella seconda parte, ma di pezzi come "Halo" o "Better Than Heaven" ce n'è sempre bisogno in questo mondo. Curatissima la produzione, diverse scelte sonore assai stuzzicanti (in "Trojan Horse" affiorano addirittura giunzioni glitch) e tiro elettronico in larga parte coinvolgente. Davvero non comprendo il corposo elenco di stroncature... Per me un 7,5.

loson (ha votato 8 questo disco) alle 20:02 del 12 dicembre 2008 ha scritto:

Ah, recensione assai dettagliata e mai evasiva su quelli che sono pregi e difetti del disco. Complimenti!

target (ha votato 6 questo disco) alle 20:58 del 12 dicembre 2008 ha scritto:

Un loson sempre più impavido! A parte gli scherzi, non è così male, in effetti, questo intimacy (di cui preferisco quasi questa anonima non-copertina a quella salivosa con cui hanno poi stampato il disco), considerando anche che è un album confezionato in quattro e quattr'otto, e nato molto velocemente. Lascia sperare che questi quattro non abbiano già detto tutto. Resta, però, che Silent Alarm, per me, sarà l'unico loro lavoro a poter reggere tutto intero tra dieci/quindici anni. Quando si dirà: "ah, il revival new wave!"...

KidInTheRiot (ha votato 2 questo disco) alle 16:57 del 22 maggio 2009 ha scritto:

balordo!

Mi unisco alla folla dopo Silent Alarm c'è il buio (e devo abbassare la mia media voto)!

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 19:52 del 29 marzo 2013 ha scritto:

disco splendido, dall'inizio alla fine.

tramblogy alle 7:13 del 30 marzo 2013 ha scritto:

AHahahahahah....bellissimo...non c'è un voto uguale ad un altro....che guerra!!