Haiku Salut
Etch and Etch Deep
Elettronica da cameretta e fascinazioni balcaniche, nel sophomore delle Haiku Salut.
Gli elementi messi in gioco in Etch and Etch Deep (dagli effettaggi vintage, ai beat e la fisarmonica, ai movimenti di piano arpeggiato o di glockenspiel) si armonizzano in strutture bucoliche, tese ad assecondare melodie e arrangiamenti elementari. Ad ogni modo solidissimi, per gestalt dream ed electro pop.
Folktronica strumentale easy listening (Mùm), quella proposta del terzetto del Derbyshire - tutto al femminile: Louise Croft, Gemma e Sophie Barkerwood: minimale ed emotiva, animata da aperture balkan (Bleak and Beautiful: Beirut e Yann Tiersan, per flavour) e da tastiere e linee di piano a riflettersi in specchi ambient (Divided by Surfaces and Silence, Doing Better).
La ritmica incalza fluida nei loop e nei pattern, non dando mai, ad ogni modo, la sensazione di appesantire le composizioni. Composizioni che, su certi intarsi (Hearts Not Parts) o temi sfiorano bui primordiali (Things Were Happening and They Were Strange); in altri, assecondano un effetto drama reso senza mai scadere in eccessi.
Si prenda The No-Colour of Rain and Dust (apice): apocalisse appena sfiorata.
Disco di fughe minime, oniriche e irrequietezze normalizzate, Etch and Etch Deep; forse non totalmente compiuto, ad ogni modo (melodicamente, esteticamente) ispirato.
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