R Recensione

5/10

The Deads 60s

Time To Take Sides

Un paio d’anni fa i Dead 60s, grazie al loro debutto omonimo, furono presi in seria considerazione sia dalla stampa britannica che dagli amanti dei Clash e si sprecarono i paragoni fra la band di Liverpool e quella di “London Calling”. Di fatto con questo “ Time To Take Sides “ le cose sembrano essere decisamente cambiate.Ci si allontana difatti dalle ottime contaminazioni tra punk, two tone e indie proposte all’esordio per collocarsi su un territorio musicale ormai cosi’ noto da stancare anche il piu’curioso appassionato della scena indie made in Uk.

La band si propone con 11 tracce decisamente indie/pop, dalle pesanti sfumature sixties, abbandonando, in parte se non del tutto, le ottime reminiscenze musicali che ne segnarono positivamente il debutto.

Sin dall’iniziale “ Bolt Of Steel” le chitarre fanno gioco sui piu’ classici tre accordi e via alla Maximo Park , il cantato resta sempre retro’ e i ritornelli sembrano usciti dalla discografia dei Libertines (“Beat Generation”). Si fa’ notare anche una sorta di ammorbimento melodico intuibile in pezzi come “Stand Up”,  ma in generale tutto l’album risulta meno spigoloso del precedente: il risultato, abbastanza prevedibilmente, è una perdita di originalità che salva poche eccezioni  (“ Dull Town”, ad esempio, tra le migliori) .

C’e’ spazio anche per dei lenti non troppo riusciti quali la stonata “Last Train Home” : poi ancora in risalto le tanto amate chitarre indie di “All Over By Midnight”, l’unico vero parziale ritorno al punk (non solo per il titolo), “Liar” , dal ritmo forsennato e spigoloso, e le cbuone ontaminazionicol dub di “Don’t Walk Away”. Un tratto piu’ “ombroso”, alla ricerca di sperimentazioni (non troppo riuscite) emerge in “ Desert Sun” .

A conti fatti è innegabile che con questo “ Time To Take Sides “ venga meno l’effetto sorpresa, per una band che resta di buona qualità, ma che questa volta ha deciso di andare sul sicuro, tirando i lembi della propria coperta musicale in zona eccessivamente pop: ne viene fuori un disco ascoltabile, con qualche buona intuizione e poco piu’ , consigliato solo a chi non e’ mai stanco di “ secondi album” che navigano tra gli alti e bassi del gran calderone indie rock inglese.

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prettyvacant alle 11:26 del 16 ottobre 2007 ha scritto:

mah, ricordo molto bene il loro singolo d'esordio, riot radio, con assoli di chitarra scippati ai nobili Clash....si alla fine la stampa si sperticò in paragoni assurdi, tipo che i dead 60s erano i clash redivivi et similia....invece sono delle mezzeseghe.