R Recensione

6/10

Hard-fi

Once Upon a Time in the West

Sembra incredibile, ma in un tempo non molto lontano, giusto un paio d'annetti fa, ci si poteva ancora entusiasmare per una band dedita a rinverdire i fasti sonori della new wave: stolidamente ignari del fatto che di lì a poco la riproposizione di vecchie sonorità sarebbe diventato usurato standard musicale a sé, aguzzavamo le orecchie divertiti e familiarizzavamo con i nuovi nomi della scena .

C'erano quelli che si rifacevano ai Joy Division e ai Chameleons U.k. (Interpol), quelli che riprendevano i Jam (Maximo Park) e quelli che dichiavarano apertamente il loro amore per gli Xtc (Futureheads). E c'era persino una manciata di gruppi intenta a riprendere i vecchi suoni di casa 2 Tone e la battuta in levare degli Specials: i migliori del mazzo erano gli Ordinary Boys e gli Hard-Fi.

La sorte degli ultimi, leccatissimi, Ordinary Boys, quelli di How To Get Everything You Ever Wanted In Ten Easy Steps la sappiamo. Da notare che la conclusione della recensione del disco, ad opera della nostra Alice Dionisi, chiosava così: “l’unica cosa da fare è aspettare fiduciosi il nuovo disco degli Hard-Fi, sperando che non si siano trasformati pure loro, nel frattempo, in una brutta copia dei Duran Duran“.

Bene, gli Hard-Fi sono qui, col loro secondo disco, Once Upon A Time In The West e possiamo finalmente sapere se è il caso di edificare una bella lapide anche sulla presunta scena ska revival. Ma possiamo davvero farlo? La verità è che questa seconda prova della band capitanata da Richard Archer non è in grado di darci risposte definitive sullo stato di salute del gruppo.

Il sound di base è sempre lo stesso: qualche ritmo in levare e qualche filastrocca in aria di Specials, un po' di scazzo british in odor di Jam, occasionali strizzate d'occhio agli indimenticati Dexy's Midnight Runners e parecchie affinità con band come Dead 60s, Kasabian e Kaiser Chiefs.

Rispetto all'esordio il suono risulta a tratti visibilmente più leccato, anche se non ai livelli biecchi dei cugini ordinari, e il gruppo cerca di variare un po' il proprio repertorio appesantendo il bagaglio delle influenze.

L'opener Suburban Knights, già singolo, sfoggia nel ritornello degli e-e-e e degli a-a-a che neanche in Used To Love U di John Legend, e ci restituisce gli Hard-Fi dove aspettavamo di ritrovarli, proprio a metà strada tra Jam e Specials. E sempre al gruppo simbolo della 2 Tone va il pensiero ascoltando una I Shall Overcome che va però pericolosamente alla deriva nel ritornello in territorio Oasis: sarà il primo passo falso in un disco che di cadute di tono ne registrerà parecchie. Se infatti sulla smielata Tonight è bene stendere un velo pietoso, ci risparmieremmo volentieri anche il polpettone slow di Help Me Please e la stucchevole Cant' Get Along With You con i suoi occasionali e fallimentari spunti disco.

Non abbastanza, per fortuna, per gettare alle ortiche un disco che ha anche i suoi momenti discreti: Watch Me Fall Apart, riunisce in una stanza Specials, Blur e Gene Pitney (?), a si affida ad un ritornello oltremodo ruffiano che piacerebbe a mr. Servant, mentre Television ammicca con furbizia e piacioneria agli indimenticabili refrain dei Dexy's Midnight Runners.

Con I Close My Eyes il gruppo si gioca a sorpresa la carta del funk rock, i ritmi in levare si attorcigliano e i fiati tentano svisate africane: il risultato è un pezzo un po' al guado, vicino a tratti alle sonorità dei Primal Scream di Give Out But Don't Give Up.

Passabili We Need Love, sulle tracce di Tainted Love dei Soft Cell e una The King che fa un po' il verso A Song For The Lovers di Richard Ashcroft.

Come preannunciato, alti e bassi e tanta carne al fuoco: le moine e le strizzatine d'occhio alla radio ci sono, inutile negarlo, e onestamente quella sensazione di wanna be Oasis che serpeggia tra le pieghe del disco non è del tutto piacevole. Resta comunque superiore a tanta sbobba new new wave proveniente d'oltremanica.

Ci affidiamo nel giudizio al giusto medio: di meno sarebbe ingeneroso, di più sarebbe, francamente, depistante.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Marco_Biasio alle 10:57 del 3 settembre 2007 ha scritto:

Mi fanno parecchio schifo. Con il primo album li avevano rinominati i Clash del Duemila (!) quando in realtà erano la solita, ennesima, stanca band brit-pop. Dal vivo poi sono davvero penosi. Mah, mah e ri-mah. Questo non penso che lo ascolterò. Ottima recensione.