Ordinary Boys

How To Get Everything You Ever Wanted In Ten Easy Steps

Ricordate gli Ordinary Boys ? Tra gli alfieri della new wave della new wave che ha sommerso l’Inghilterra un paio di anni fa, col loro secondo disco, l’ottimo Brassbound, uscito nel 2005, avevano spinto l’NME a parlare di una nuova bordata ska UK, che coinvolgeva anche altri gruppi come Burning Pilot, Dead 60s e Hard-Fi e che avrebbe dovuto rinverdire i fasti degli anni d’oro di Specials e Madness.

Forse, a giudicare da questo How to Get Everything You Ever Wanted in Ten Easy Steps, terza prova discografica del gruppo, si era peccato un pò d’ottimismo: le influenze sono sempre le stesse, Jam e Specials su tutti, il talento melodico di Preston resta indubbio, ma qualcosa cede …

Apparentemente questo disco rivela una certa smania di emergere, attraverso una sverniciata di suoni patinati, “grazie” alla produzione leccata di Plastic Man (da non confondere col quasi omonimo Plastikman AKA Richie Hawtin) e ad una serie di mosse furbette ma dal respiro corto: come il duetto con la stellina del grime Lady Sovereign, Nine2Five o una Walking On The Faultlines che sembra voler lanciare Preston e soci come novelli eredi dei Take That.

Il disco si fa ascoltare e a tratti risulta anche piacevole ma, come si diceva, la produzione tende a rendere il tutto eccessivamente plasticoso, artificiale, soffocando i suoni anziché farli emergere, trasformando il tutto in un giocattolino pop da supermercato, pronto ad essere rimpiazzato nel giro di poco tempo da altri prodotti analoghi e non certo destinato a durare sugli scaffali degli amanti della musica. Se è un passo falso o un definitivo trapasso musicale non possiamo dirlo, per il momento l’unica cosa da fare è aspettare fiduciosi il nuovo disco degli Hard-Fi, sperando che non si siano trasformati pure loro, nel frattempo, in una brutta copia dei Duran Duran.