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R Recensione

7/10

Isis

Wavering Radiant

È curioso notare come parte considerevole dei gruppi del cosiddetto filone atmospheric sludge (comunemente detto post-core, una definizione che, a ben vedere, vuol dire tutto e niente) stia stringendo legami sempre più forti col post rock. Sempre più evidente è la tendenza a dilatare le atmosfere, ad ammorbidire i suoni, adottando un riffing sempre meno slabbrato e d’impatto. Era già successo con i Neurosis di “A Sun That Never Sets” e, soprattutto, “The Eye Of Every Storm”, anche se il disco che pare abbia definitivamente sancito questo cambio di tendenza nell’ambito è il tanto acclamato ed osannato “Panopticon” degli ormai vituperatissimi Isis. La band di Aaron Turner, considerato ormai un vero mostro sacro della musica pesante moderna, ha perso di violenza e d’impatto album dopo album, in favore di un suono sempre più psichedelico e dalle tinte delicate (sempre che questo aggettivo possa calzare per un genere comunque piuttosto ruvido e pesante). Lontani ormai sono i tempi del debutto “Celestial”, disco palesemente debitore della lezione impartita dai Neurosis di “Through Silver In Blood”: ora le influenze di Mogwai, Sigur Rós e, perché no, anche Slint, sono di gran lunga più rilevanti.

Questo nuovo “Wavering Radiant” conferma sostanzialmente quanto detto sopra, presentandosi come un’ideale via di mezzo tra “Oceanic” (2002) e “In The Absence Of Truth” (2006). Le sette tracce qui proposte ribadiscono quanto di buono fatto in precedenza dai nostri: brani molto lunghi, immersi in atmosfere sognanti, liquide e vagamente malinconiche, che s’alternano alle classiche esplosioni di violenza tipiche del genere, ricorrendo al muro di chitarre distorto e noisy. Ancora più accentuato che in passato è l’utilizzo delle tastiere, che giocano un ruolo decisivo nell’openerHall Of The Dead” e in “Ghost Key”, anche se vengono impiegate in quasi tutte le tracce (la title-track è un intermezzo ambient di neanche due minuti solo tastieristico). Anche l’uso delle vocals pulite è un elemento messo ancora più in rilievo rispetto alle ultime prove, segno che anche i Tool devono aver riscosso un certo fascino nelle menti dei nostri, come nella già citata “Hall Of The Dead”, ma anche nella ruvida “Stone To Wake A Serpent”, che mi ha ricordato molto da vicino composizioni come “Other” e “False Light” (periodo “Oceanic”, per l’appunto).

In sostanza, gli Isis di sempre, verrebbe da dire; pertanto, se i fans della prima ora non impiegheranno molto tempo ad amare questo nuovo parto di Aaron Turner e soci, quelli che cercheranno qualcosa di nuovo o qualche sbocco creativo differente rimarranno un po’ delusi. Quello che è il limite più grosso di “Wavering Radiant” è infatti l’odore di dejà senti che traspare lungo i suoi 54 minuti di durata, e che questa volta comincia ad essere forte e non gradevolissimo. Un sintomo che, a ben vedere, sta affliggendo buona parte delle uscite sludge/post-core degli ultimi anni (per ora, l’unico disco uscito di recente che mi abbia lasciato un ottimo ricordo è stato “Wake/Lift” degli emergenti Rosetta), e che sta producendo dischi che, esagerando un pochino, cominciano a confondersi l’uno con l’altro.

Con questo non voglio dire che “Wavering Radiant” sia un brutto album, anzi, è una buonissima prova di una delle band migliori uscite negli ultimi 10 anni, ed anche se dai più grandi è lecito aspettarsi grandi cose, l’ascolto è vivamente consigliato a chi ha familiarità con le sonorità qui proposte.

V Voti

Voto degli utenti: 6,7/10 in media su 6 voti.
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luca.r 7/10
ThirdEye 6,5/10

C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 6 questo disco) alle 19:05 del 7 maggio 2009 ha scritto:

Un po' scialbo e tirato via. Il difetto più grande è quello di voler usare la voce pulita sempre e comunque, ad ogni costo... pur non avendone le capacità. Ci fosse stato un 20% di scream in più, il mio voto sarebbe salito. Splendide comunque "Ghost Key" e le contorsioni di "Stone To Wake A Serpent", ma il mio momento preferito rimane la chiosa di "Threshold Of Transformation": divino. 6,5 e applausi a Mattia!

Nucifeno, autore, alle 19:29 del 7 maggio 2009 ha scritto:

RE:

Grazie Marco, come sempre Per il momento la mia preferita rimane "Hand Of The Host", ma anche la seconda non mi dispiace affatto, specie l'inizio.

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 12:44 del 12 maggio 2009 ha scritto:

Molto bello!

Posto che, è veramente difficile (finora - a mio parere - non è mai accaduto) che gli Isis facciano un disco brutto, questa ultima fatica mi pare veramente ben fatta. E non sono molto d'accordo con il cmq ottimo Nucifeno per quanto riguarda la mancanza di innovazione. In realtà, tale sensazione l'ho avvertita maggiormente con l'uscita del precedente "In the Absence of Truth". Qui invece noto una più spiccata propensione psichedelica, quasi space-rock e, con mio sommo piacere emerge prepotentemente, per la prima volta mi pare, l'elettronica...quindi, ben venga questà ventata di novità! Non un album facile, ma, forse, il loro più immediato e per me questo non è un demerito, anzi! Stupenda, come al solito, la cover! P.S. In sostanza, per rimanere in tema e condensare la mia opinione sul contenuto del disco con una battuta, direi: "Less Isis, more Red Sparowes"! Questo ho pensato ascoltandolo..

Nucifeno, autore, alle 17:15 del 12 maggio 2009 ha scritto:

RE: Molto bello!

Sul fatto che gli Isis si siano spostati su territori più psichedelici e sull'uso dell'elettronica siamo sostanzialmente d'accordo. Ammetto che personalmente non ho mai amato particolarmente Panopticon, benchè mi sia sempre piaciuto, però io sono rimasto sempre legato ai primi Isis, quelli di Celestial e Oceanic. Sarà anche che forse sto diventando troppo vecchio per sta roba, boooooooh

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 16:50 del 15 maggio 2009 ha scritto:

Dopo attenti e ripetuti ascolti, alzo il tiro..

e dico che, in attesa dei prossimi, imminenti, Dredg, Porcupine Tree e (spero) Anathema, questo si candida a mio disco dell'anno assieme all'ultimo splendido Mastodon..capolavoro!

ThirdEye (ha votato 6,5 questo disco) alle 16:04 del 30 agosto 2015 ha scritto:

Si sono sciolti al momento giusto. L'ispirazione a mio avviso iniziava a scemare. Mi tengo stretto "Oceanic", che rimane tra i lavori che più ho ascoltato lo scorso decennio.