The Radio Dept.
Lesser Matters
Lesser Matters è la celebrazione della malinconia e dei sogni infranti, il ricordo di una storia d’amore perduta, finita da tempo, ma che continua a gettare la propria ombra nel presente.
Stupefacente esordio degli svedesi The Radio Dept, datato 2003, Lesser Matters ammalia fin dal primo attimo, ogni nota è saturata al limite da sentimenti di una sincerità disarmante. Non si può far altro che abbandonarsi insieme al cantante Johan Duncanson, autore di tutti i testi, alla rimembranza di momenti meravigliosi, di dolori profondi, di ferite che sembrano voler rimanere aperte per sempre.
Ogni passaggio ci viene raccontato con una dolcezza unica anche negli episodi più tristi, capace di commuovere veramente. Per far questo, il gruppo attinge a mani aperte dalle atomosfere più rarefatte del dream-pop (Cocteau Twins) e dello shoegaze più “morbido” (Slowdive), mescolandole con una produzione prettamente lo-fi.
Too Soon è un breve preambolo di synth e tastiere che sembra sospeso fra il sogno e la veglia, la cui calma viene interrotta improvvisamente dall’entrata di batteria e chitarra di Where Damage Isn’t Already Done, che nasconde lacrime e rassegnazione dietro ad un mood solare.
Il disco mostra una straordinaria freschezza compositiva e, col procedere dei brani, fra i riverberi e le distorsioni di chitarra di Keen on Boys, i suoni ovattati e le drum machine di Why Won’t You Talk About it e Slottet #2 e l’atmosfera struggente e sconsolata, accentuata da un uso efficacissimo dell’elettronica, di It’s Been Eight Years, si comprende sempre meglio che il gruppo ha davvero grandi numeri sia in fase melodica che armonica.
Ogni pezzo fornisce un piccolo indizio, un tassello utile per ricomporre il quadro che Duncanson sta cercando di mostrarci; i continui riferimenti all’anno in cui il cantante sembra aver perso una parte di se stesso (la già citata It’s Been Eight Years e 1995), attimi in cui l’amore sembra potersi stagliare contro qualsiasi cosa (Against The Tide), squarci di ripresa dal dolore e di speranza per il futuro che danno però l’impressione di poter durare per poco tempo (Strange Things Will Happen, dove fa capolino la voce bellissima e cristallina della bassista Lisa Carlberg).
Il viaggio volge alla conclusione, ma tutto rimane meraviglioso ed impeccabile, conservando la straordinaria carica emozionale che caratterizza ogni momento dell’album. Quindi ecco Your Father che richiama It’s Been Eight Years nella sua forma di ballata, Ewan che dà un’ultima accelerata ai ritmi prima dello splendido finale di Lost and Found in cui un dolcissimo riff di chitarra sembra accarezzare la voce dolente di Duncanson, ed esce di scena in punta di piedi per lasciare alla drum machine l’onore di scandire gli ultimi attimi del brano.
Lesser Matters è splendida tristezza, elegia dello sconforto, autentico diamante che la scena indie ci ha regalato all’inizio del nuovo millennio; non perdetelo per nessuna ragione al mondo.
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