R Recensione

8/10

Gravenhurst

The Western Lands

Che Nick Talbot fosse uno a cui piace giocare con le tonalità più chiaroscurali del folk era cosa già nota: a dimostrarlo ci sono un paio di uscite sotto la sigla Gravenhurst per conto dei tizi della Warp, quadretti semi acustici sulle tracce dei nomi più luminosi della scena folk inglese, Fairport Convention e Nick Drake su tutti.

Che Nick Talbot fosse anche un accanito fautore delle sonorità dream pop era pure chiaro: si ascoltino le sue produzioni assieme agli Assembly Communications, gruppo proiettato nell'orbita di formazioni più celebri come Flying Saucer Attack e Third Eye Foundation, almeno fino al 1999, anno in cui la tragica scomparsa di un membro della band ha posto fine al progetto.

Che Nick Talbot sarebbe stato in grado di mettere così meravigliosamente assieme tutte le sue passioni musicali in unico disco, no, questa non era cosa facile da prevedere. Eppure, davvero, questo The Western Lands rappresenta la proverbiale quadratura del cerchio: Talbot non rinuncia, come annunciato, agli accentei dolenti che ne contraddistinguono, ormai da anni, la produzione musicale, ma riesce, per la prima volta a traghettarla in strutture dall'invicibile suadenza pop.

Saints, ballata semiacustica dalle fascinazioni Radioheadiane e dalla lugubre flemma folk, è dichiarazione d'intenti più che esplicita: si tratta di immergersi in un suono caldo ma placidamente lacerante, prendere o lasciare.

She Dances cambia passo ma rincara la dose: passo meccanico, intrecci di chitarra-batteria vicini a certo post rock e una malinconia tutta inglese che, ancora una volta, ci riporta alla mente il gruppo di Yorke e compagnia.

Il disco ha mostrato comunque, finora, solo una delle sue mille facce: con Hollow Men i Gravenhurst mettono in scena uno splendido omaggio al signor Kevin Shields e alle sue muraglie di suono con un noise pop dalla posa muscolare ma dall'animo fragile, in Song Among The Pine pare di sentire i Kings Of Convenience duettare in un'impossibile team up con i Fairport Convention, Trust riporta alla mente le ovattate pagine sonore dei Cocteau Twins, con la mano salda di chi è cresciuto con i dischi della 4AD sottobraccio.

E non finisce qui: c'è anche l'inaspettato mariachi di The Western Lands, Farewell Farewell tenta un altro duetto impossibile, questa voltra tra i My Bloody Valentine e Simon & Garfunkel (?), Hourglass è un altro splendido esempio di drammaturgia pop inglese, mentre in Grand Union Canal paiono fare capolino, dietro le quinte, i meravigliosi Dirty Three. Chiude The Collector , spoglia e minimale, mentre passano sullo sfondo i titoli di coda.

E se ancora non l'avete capito ve lo ripetiamo più esplicitamente: si tratta dei titoli di coda di uno splendido film.

V Voti

Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 23 voti.

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Suicida (ha votato 7 questo disco) alle 12:57 del 10 settembre 2007 ha scritto:

Revival shoegaze

Sbaglio o va piacevolissimamente di moda? Disco molto evocativo.

Enrico Venturi alle 9:07 del 16 settembre 2007 ha scritto:

Mi piacque assai anche se il primo posto che attualmente occupa nella posizione dei migliori dischi del 2007 è probabilmente esagerata. Risente di una serie di citazioni (le hai elencate bene nella tua recensione) un po' troppo smaccate. Dalle stesse parti i nostri Giardini di Mirò hanno fatto quest'anno qualche cosa di altrettanto valido ed un po' più "originale".

Luca Morello (ha votato 10 questo disco) alle 23:39 del 23 settembre 2007 ha scritto:

Trust mi gela il sangue nelle vene...

simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 11:48 del 12 novembre 2007 ha scritto:

C'è qualcosa di afono e atono alla Nick Drake e un non so che nelle tastiere dei Mogwai oltre a tutto quello che è stato giustamente annotato nella recensione. "Song among the pine", potrebbe tranquillamente essere uno dei pezzi più belli dell'anno, un'omelia pagana, l'istantanea di un mondo in cui esseri umani e divini passeggiano in perfetta armonia. Concordo con Enrico, non è da primo posto e nemmeno da secondo (si qualificherebbe al massimo per la Coppa Uefa), ma tant'è, per quello che contano le classifiche. Però non è affatto male. Davvero, niente male.

Paranoidguitar (ha votato 10 questo disco) alle 10:05 del 24 novembre 2008 ha scritto:

sottovalutato...è stato il mio disco preferito del 2007

REBBY (ha votato 10 questo disco) alle 11:11 del 24 novembre 2008 ha scritto:

SOTTOVALUTATO NEL NS. SITO?

Questo album è stato, mi pare, molto apprezzato

nel ns. sito l'anno scorso. Io personalmente l'ho

posto nella top five 2007 (buon anno dispari nel

complesso, a mio giudizio) e in generale ha

goduto di ottime votazioni. Se ti riferisci al

fatto che non lo vedi nei primi 15 il motivo è

solo da addebitare al fatto che se il voto del

recensore non è 9 o 10, col nuovo sistema di punteggio, è obiettivamente difficile essere

alla fine nella prima parte della classifica

(se prende ad esempio 7 sarà molto difficile

essere nei primi 50).

Paranoidguitar (ha votato 10 questo disco) alle 11:26 del 24 novembre 2008 ha scritto:

non mi riferivo certo al nostro sito, in Italia è un disco che viene molto rispettato. E' all'estero secondo me che non ha avuto la giusta risonanza mediatica. Poi posso anche sbagliarmi

REBBY (ha votato 10 questo disco) alle 11:41 del 24 novembre 2008 ha scritto:

SOTTOVALUTATO ALL'ESTERO NON IN ITALIA?

Se è così auguro di cuore a Talbot che succeda

quello che è successo ad esempio con Nursery crime dei Genesis, sottovalutato in patria e USA all'inizio, molto apprezzato da prima in Italia e

nel mercato non anglofono e in seguito giustamente

considerato anche in terra di Albione.

Utente non più registrato alle 22:26 del 13 gennaio 2010 ha scritto:

Già visto, già sentito, già noto. Pesca da riferimenti molto ma mooolto prossimi dal punto di vista temporale e quindi non mi hanno entusiasmato in alcun modo.

Utente non più registrato alle 11:35 del 29 agosto 2012 ha scritto:

Secondo me Fires in distant buildings (che non vedo neanche citato) il suo/loro miglior album.

baronedeki (ha votato 9 questo disco) alle 19:46 del primo ottobre 2016 ha scritto:

Io la mia amica maria e quest'album e trecento chilometri da rottura di ...... si sono trasformati in piacevoli e belli . Per chi non è piaciuto potreste consigliarmi un album simile musicalmente e a chi è piaciuto idem . Non per polemizzare ma per avere uno scambio di idee costruttivo. Grazie al recensore per la dritta