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R Recensione

6/10

Kele Okereke

The Boxer

Kele Okereke si tira fuori dal morbido e sicuro giaciglio dei Bloc Party ed entra nel ring. Sembra questa l'immagine che questa operazione vuole dare. Perchè tutto si può dire, tranne che la mossa solista del cantante anglo-nigeriano navighi in acque sicure. Al contrario, The Boxer è un album decisamente spiazzante, che si pone ad una certa distanza dall'indie-rock che potevamo aspettarci e compie una coraggiosa svolta elettronica.

 

Breve excursus dell'album, perchè so che avete da fare. Si apre con Walk Tall, con potenti sferzate elettroniche a ricreare un clima da addestramento militare (Kele sta proprio andando in guerra). Segue la doppietta On The Lam / Tenderoni, e si entra in pieno territorio dance, con il singolo che si propone come hit per le piste trance. Poi, senza soluzione di continuità, un corposo blocco centrale che si riavvicina a più calme sonorità indie, dove Everything You Wanted si impone inno pop dell'album. I synth riemergono infine nelle ultime tre tracce in forma di electro-pop classico, con Depeche Mode e New Order che fanno capolino ai bordi dell'arena.

 

Tante, forse troppe terminazioni nervose. Kele non compie una decisione netta sullo stile da esprimere, e realizza un disco frammentato, anche se le buone idee ci sono. Più che un progetto artistico ben definito, The Boxer diventa una vetrina in cui l'artista espone le sue capacità compositive e la sua ecletticità. Si rivolge più a sè stesso, per questo il gradimento dell'ascoltatore è parziale. Chi comprerà l'album sulla base del singolo troverà una certa delusione, come pure chi appartiene alla schiera dei fan dei Bloc Party.

 

La mancata compattezza fa sì che The Boxer sia il classico album dotato di buoni momenti, ma che piace a metà. Se voleva essere una prova preliminare per una possibile carriera solista, l'impressione è che Kele abbia i numeri giusti e debba solo definire maggiormente il proprio stile. Come puro esercizio di stile o semplice side project, comunque, si lascia apprezzare senza troppe difficoltà.

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Voto degli utenti: 4,8/10 in media su 3 voti.
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C Commenti

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target (ha votato 4 questo disco) alle 15:27 del 23 agosto 2010 ha scritto:

Marò, com'è finito. Già "Intimacy" portava i segni della svolta elettronica, ma era un'elettronica usata meglio. Qui è un'innocua verniciatura pasticciata e priva di personalità, mentre altrove torna il fantasma dei Bloc Party, ma in versione stucchevole e anestetizzata ("Unholy thoughts"). E pure le linee melodiche hanno stancato: sembra che continui a scrivere la stessa canzone. Uh.

synth_charmer, autore, alle 19:27 del primo settembre 2010 ha scritto:

RE:

Eh sì, come dicevo chi proviene dall'aver apprezzato i Bloc Party quasi certamente odierà quest'album. Io l'ho ascoltato da un punto di vista diverso, e a conti fatti ho individuato 3 sezioni: tracce 1-3 dance, niente male (e qui entrano in gioco le predisposizioni individuali immagino); tracce 4-7 indie pop/rock/alternative, senza infamia nè lode; tracce 8-10 electro-pop, non lasciano grossi segni. Se riesce a buttarsi con energia in una direzione, può cavarne fuori qualcosa di buono, anche a costo di allontanarsi dal suono Bloc Party (il suo lato dance può dare risultati a mio avviso, ma avrà coraggio?

target (ha votato 4 questo disco) alle 11:46 del 2 settembre 2010 ha scritto:

No, vabbeh, non è questione di venire dai Bloc Party o meno, secondo me, anche perché molte cose degli ultimi Bloc Party (pensa a "Flux" o a certi pezzi da "Intimacy") erano già elettronica pura, con l'elemento 'indie-rock' ridotto a zero. Il punto è che lì qualche idea c'era, qua no, tranne forse nel singolo, lì, Tenderoni, che mi ricorda sempre il Tenerone del Drive In.