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R Recensione

7/10

Brackles

Songs For Endless Cities Vol. 1

Forti della credibilità acquisita grazie alla fortunata saga DJ-Kicks, l'etichetta specializzata !K7 lancia una nuova serie DJ Mix. Secondo le intenzioni dicharate, Songs For Endless Cities si focalizzerà sulle tendenze dance di nuova generazione, e verrà affidata ad artisti particolarmente attenti alla scena contemporanea. Scelta importante, dunque, quella di consegnare le chiavi del primo volume a Brackles: giovane produttore britannico che, formatosi negli ambienti dubstep, si afferma oggi come una delle realtà di spicco del cosiddetto post-dubstep.

La filosofia con la quale Brackles affronta questa nuova dimensione non fa una grinza: se il dubstep nasce storicamente come rivisitazione bassline-oriented della scena underground dei primi anni '00 (2-step e grime), stare al passo coi tempi richiede oggi una nuova attenzione verso le ultime mode. Da buon londinese, è dunque comprensibile il suo amore dichiarato verso lo UK funky, ultima frontiera dell'universo dance che ha restituito linfa vitale al Regno Unito. Con il suo coraggioso mix di electro-deep-house, broken beat, R'n'B e sonorità esotiche, lo UK funky sembra in effetti essere il miglior candidato a raccogliere l'eredità del glorioso UK Garage, anche in termini di entusiamo e spessore.

Se la necessaria collocazione del disco nella topologia dei generi vi ha confuso non preoccupatevi, la cosa è in realtà più semplice di quanto sembri. Semplicemente, Brackles ha rispettato lo spirito di questa iniziativa, coprendo nella sua raccolta tutte le recenti espressioni musicali che hanno catturato la sua attenzione. Ergo, Songs For Endless Cities Vol. 1 contiene davvero di tutto: funky in versione tribale (Breach, Rishi Romero) o più vicino al tessuto urbano (ottimi esempi I Need Love e Speechless), house di ogni tipo (accattivante la tech-deep di Floating Points, ma anche Blo dello stesso Brackles), rispolveri di 2-step (notevoli Deadboy e 2562), grime (la recente originalità di No Charisma) e dubstep (i caratteristici synth di Kyle Hall). E per distruggere ogni sorta di punto fermo, la tracklist apre col nu-hip hop di Flying Lotus e conclude con la trascinante acid-techno di Funkineven. In un ventaglio tanto eterogeneo di sonorità, l'unico filo conduttore a cui aggrapparsi è la bassline profonda, che vuole legare ogni diversità stilistica in un enorme canale comunicativo, corrispondente a quella categoria sui generis che è appunto il post-dubstep.

Mai recensione fu così pregna di astrusi tecnicismi, purtroppo è la materia prima a richiederlo. Detto in maniera ancora più immediata: se siete amanti delle vere piste dance e volete conoscerne i fermenti odierni, questo è decisamente il disco che fa per voi. Per essere la sorella più piccola della serie DJ-Kicks, questa nuova iniziativa promette dannatamente bene. Che sia un passaggio di testimone?

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