Polysics

Now Is The Time

Giapponesi d’esportazione: i Polysics giungono con questo “Now Is The Time” al quarto disco, probabilmente il più accessibile della loro carriera, 15 canzoni che ci restituiscono una rilettura nipponica della new wave ben diversa da quella fatta dai loro colleghi inglesi e americani. Una rilettura che risente della prerogativa della tradizioni musicale locale di frullare e influenze musicale sparse in un mix surreale (e a tratti kitsch), una tendenza che tende a risaltare ancora di più quando il genere trattato è di natura (seppur deviatamente) pop. Più che la psichedelia dei Ghost e il post rock dei Mono, quindi, vengono alla mente le stramberie sonore dei gruppi dello Shibuya Style, come Pizzicato Five e Fantastic Plastic Machine o, se si vuole andare a ritroso nel tempo, i pastiche pop firmati Shonen Knife.

Solo che qui, come si diceva, il gioco prende forma sul grande tabellone della new wave: le influenze che risaltano in modo più netto sono il rock destrutturato dei Devo e le peripezie sonore dei primissimi Xtc.

Queste influenze sono frullate incessantemente in una girandola musicale che non si ferma mai: la struttura dei pezzi, seppure più pop che in passato, è comunque dopata con generose dosi di insana follia, il gruppo macina e trita tutto quello che viene a tiro, e dietro la curva della next song può spuntare di tutto: chitarrine stile Talking Heads periodo “Remain In Light” (“Ah-Yeah!!”), vocazione da novelli Blondie (“Wild One”), scorribande surf degne dei mitici Man Or Astroman? (“Toisu!”).

Sorta di Brainiac del sol levante, i Polysics oscillano tra toni cartooneschi e ascessi noise, cavalcate punk e saliscendi di synth pop, in un disco che ha i suoi alti e bassi e le sue pecche, ma che ha dalla sua il fascino della sorpresa e della scoperta, per un approccio al revival, come si diceva in apertura, distante anni luce da quello che si smercia dalle nostre parti.