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R Recensione

6,5/10

D.O.V.E.

Here We Are!

Non possono essere certo definiti alfieri del modernismo jazz e ambasciatori di uno dei suoni più eccitanti attualmente in circolazione, ma non meno importante è la missione di cui sono investiti i giovani lombardo-veneti D.O.V.E. (acronimo di Drums, Organ, Vibes Ensemble), capifila di un movimento sempre crescente che si occupa di reinvestire di senso la degradata etichetta easy listening e di riconnettere la lounge alle sue origini nobili. L’inedito trio, composto da musicisti tecnicamente preparatissimi (dai pedigree più accademici il vibrafonista Giovanni Perin e l’organista Giulio Campagnolo: personalità più estrosa il batterista Andrea Davì, già membro di The Beautiful Bunker e Orange Car Crash e sessionman per molti act dell’Italian Occult Psychedelia), con “Here We Are!” dona un seguito studio al discreto esordio “Where Are You?” (Statale 11, 2017), con il quale condivide spirito ludico, inclinazione al preziosismo estetico e compattezza di scrittura.

I segmenti migliori di “Here We Are!”, anche dopo numerosi ascolti, sono quelli in cui i D.O.V.E. sfruttano tutte le potenzialità ritmiche di un interplay unico nel suo genere, con funk swingati d’eleganza chirurgica (Perin formato Kenny Wollesen di The Dreamers nella conclusiva “D.O.V.E. Goes Funk”), interessanti chiaroscuri modali costruiti attorno ai bordoni di basso dell’Hammond (“The Teacher”), white soul di cristallino nitore che debordano in grassi territori blues (il Campagnolo medeskiano di “Walking”) o strategiche gocce di exotica che filtrano tra le serrate maglie strumentali di una composizione all’altezza della migliore library tricolore (“Four Steps”). È un equilibrio tra forma e sostanza che viene sfortunatamente meno nei due episodi lenti della tracklist: in particolare, piuttosto logora ne esce la frase melodica portante da standard jazz di “Una Danza Per Te” (7:10 totali, forse troppi), costruita su intervalli affatto imprevedibili e condotta in maniera sin troppo tradizionale.

I difetti della registrazione in studio vengono riassorbiti dalla cartina al tornasole dei live che, a modesto parere di chi scrive, è il contesto più adatto per vedere i D.O.V.E. al massimo della loro forma. Prendano appunti i feticisti del vinile: a mo’ di Settimana Enigmistica, la copertina di Tommaso Ciato (che firmava anche il gioco dell’oca di “Where Are You?”) presenta un unisci i puntini nel fronte e un cruciverba sul retro.

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