R Recensione

8/10

Renaud

Morgane de Toi

Quello di Renaud è nome noto a chiunque abbia seguito con un minimo di interesse la storia della canzone d'oltralpe.

Renaud è arrivato con un attimo di ritardo, rispetto al quadriumvirato che ha riscritto i connotati della chanson classica fra fine anni '50 e inizio anni '70: prima di lui abbiamo avuto Brassens (l'ironia tagliente, la leggerezza, la poesia popolare), Brel (una passione donchisciottesca, un canzoniere da consegnare alla storia, la teatralità), Ferré (banalmente, amore e anarchia, forse l'archetipo dello chansonnier sinistrorso e arrabbiato), Gainsbourg (ironico ma spietato, dolce ma perverso, un ribelle in punta di piedi, forse il più moderno di tutti).

Renaud avrebbe potuto soffrire di complessi di inferiorità, avere la sensazione di avere perso il treno giusto, solo perché è nato alla periferia di Parigi, e con quell'attimo di ritardo (nel 1952). Ma non l'ha fatto: anzi, è forse il primo che sposa il linguaggio forbito e raffinato degli chansonnier con i ritmi e le pulsioni della musica rock. In tal senso, Renaud è l'archetipo dello chansonnier moderno, è colui che compie un passo in avanti nella storia.

Riassumere in poche righe una carriera vastissima e molto lunga è impossibile: Renaud, da ragazzino, strimpellava la chitarra dietro le barricate del maggio francese ed è rimasto sulla cresta dell'onda sino a oggi.

Il momento migliore, in termini creativi, l'ha vissuto forse negli anni '80, quando, abbandonato in parte il registro della canzone di protesta più frontale, e ha indagato temi più personali, pur senza rinnegare la sua prospettiva di chansonnier ribelle, simbolo della gauche meno incline ai compromessi. La differenza, rispetto alle canzoni a pugno chiuso del decennio precedente, è che Renaud diventa più ambiguo, impara a riflettere sulla realtà in modo più caleidoscopico, meno tranchant.

Morgane de Toi” è una dolce dedica per la figlia neonata (“stregato da te”), e porta a maturazione il suo songwriting.

Renaud sta a metà strada fra le passionali, barocche creazioni di Brel e l'epos da eroe proletario di un Bruce Springsteen (anche la sua splendida voce “spezzata”, da rocker navigato, e lievemente roca, sembra proprio mettersi al crocevia fra le timbriche dei suddetti modelli). Il francese sa scrivere le canzoni, se è questo che si teme: “Dès que le vent soufflers” è un folk limpido che porta Brassens negli anni '80, oltre che una dedica alla vita in mare, al senso di libertà che ne deriva (forse il tema non è originalissimo, ma Renaud è un sanguigno che non scade nella retorica).

La ballata “Deuxième Génération” fa ritorno – anche se mantiene una posizione defilata – sui territori della protesta e dell'impegno, e si colloca ai vertici della sua produzione: la melodia accorata è fra le più belle uscite dalla sua penna, il sassofono crea un'atmosfera notturna e meravigliosamente jazzata, la riflessione malinconica di Renaud disegna la splendida cornice.

Morgane de Toi” in Francia è un istant classic: pop-rock dalle tinte epiche, un'altra ballata intensa (che evoca vagamente le cose migliori del primo Vasco Rossi), che si colloca veramente a metà strada fra le inarrivabili capacità drammatiche di Brel e l'anelito vissuto del miglior Springsteen, con tanto di una lieve raucedine. Il testo è una dedica che scansa il sentimentalismo e la banalità: Renaud augura alla figlia di crescere libera e indipendente, e l'amico Serge Gainsbourg confeziona un videoclip degno del brano.

L'altro pezzo scala classifiche è la notevole “En Cloque”, che è pure un pezzo di bravura, anche testuale (i rimandi a Rimbaud). L'arrangiamento è da chansonnier consumato: gli archi accarezzano la melodia e il pianoforte la accompagna verso il climax.

Déserteur” è l'ennesimo j'accuse della sua carriera, trasforma politica militare e interessi sottesi nel bersaglio dei suoi strali. Come negli altri caso, l'arrangiamento misurato ma barocco valorizza il tono da crooner prestato al rock (o viceversa: un veterano del rock che si dedica alla tradizione francese).

Il valzer assolato e solenne di “Prés des Autos Tampouneuses” è un altro brano centrato, specie per il dolce oscillare della melodia, che scolora in un ritornello-hook brelianissimo.

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nebraska82 alle 16:08 del 4 settembre 2015 ha scritto:

Recensione molto bella e ottima segnalazione.

FrancescoB, autore, alle 16:28 del 4 settembre 2015 ha scritto:

Ti ringrazio, Renaud è autore secondo me molto meritevole, e il disco è anche decisamente piacevole, direi cantabile: insomma, può piacere anche a chi non mangia pane e chansonnier tutte le mattine

nebraska82 alle 16:30 del 4 settembre 2015 ha scritto:

sì, in generale i nomi che hai citato ( brel, brassens etc) piacciono abbastanza, quindi vedro' di recuperare anche questo!