R Recensione

6/10

Fearless

On Tiptoe EP

Vengono da Roma, portando nei polmoni un respiro, a lungo trattenuto, internazionale. Non è il solo cantato in inglese a dare questa impronta ai quattro brani che compongono l’EP, ma è l’ispirazione generale (Cure, Cocteau Twins, Breathless, The Mission, The Church, Slowdive), la cura dei dettagli sonori, la scelta delle timbriche a portare i sensi fuori dai confini italiani. In questo EP i Fearless fanno una accurata selezione del già cospicuo materiale che compone il proprio soongbook, optando per i brani più coesi e figli di un medesimo approccio sonoro, cercando di fornire l’aspetto più fruibile di sé. Questo il pregio e allo stesso tempo il limite di tale modalità. Non sarebbe stato male ascoltare almeno una delle composizioni più ardite e meno disposte a farsi facilmente ricordare. Il lavoro di produzione è tuttavia accurato e attento, abile ad esaltare, in egual misura, i passaggi più potenti e i frangenti più delicati. "Sweet Revenge" messa lì ad accogliere l’ascoltatore, rivela da subito la capacità di mettere a fuoco dei panorami indie-pop, melodicamente nitidi, fondendo malinconia, inquietudine e rabbia. Non c’è un altro pezzo in “On Tiptoe” che possa funzionare meglio come singolo.

 

Ad emergere è una impressionante maturità poco comune per band al debutto: i suoni delle chitarre di Fabio Massacesi sono sicuramente l’elemento che desta maggiore interesse, richiamando tanto l’arte di Robert Smith, quanto l’estro di Steven Wilson, ottenendo risultati convincenti sia negli arpeggi più minuti, sia nei momenti di maggior vigore e lirismo. Anche le tastiere (Patrizio D’Andrea), sanno richiamarsi a quelle suggestioni e a quegli incanti escogitati da Richard Barbieri (Japan, Porcupine Tree) senza indulgere in sterili tecnicismi. Per il gusto della "melodia d’insieme" e per le sottili ma intricate trame psichedeliche, mi sono spesso tornati alla mente i sempre troppo sottovalutati The Church. La voce di Lucia Mossa, idealmente in bilico fra Elizabeth Fraser e Rachel Goswell, merita un discorso a parte, essendo in grado di lambire territori evanescenti e allo stesso tempo di essere molto “terrestre”, reale, consistente, concreta. Non spinge mai verso un uso “improprio” del proprio strumento, anche laddove altre singer avrebbero prediletto il virtuosismo e una leziosità più spinta. E le doti davvero non le mancano. È proprio questo aspetto, che molto ha a che fare con la “continenza” e con una sobrietà “ricercata” a tutti i costi, che rivela un approccio estendibile all’intero “On Tiptoe”.

 

Il cd in definitiva trasmette la sensazione che i pezzi avrebbero potuto essere sviluppati, proprio quando invece finiscono, non appena entrano nel vivo. Ad esempio Please negli ultimi secondi sembra aprire la strada ad una interessantissima coda strumentale: e invece non ci resta altro che immaginarla. Stesso discorso per la pur intensa "Close Your Eyes", sempre in chiusura di pezzo. Il brano più elaborato è quella "Living Apart" che ha il compito di concludere l’EP: suoni sono molto puliti, cristallini, diretti, “live” e anche in tal senso penso che un maggior trattamento filtrante, disturbante avrebbe giovato a togliere quella patina di eccessiva “straightforwardness”, applicando una velatura ai paesaggi dark, new-wave, psichedelici, dream-pop, shoegaze di cui queste canzoni sono pieni. Sono della idea che talvolta la bellezza possa risultare più fascinosa solo se un po’ celata o almeno rivelata pian piano. D'altronde, una certa affinità con certi scenari dei Massive Attack avrebbe potuto indurre ad un più oscuro scrutare.

 

I motivi di apprezzamento non mancano: è però auspicabile che per il futuro, una volta mostrato il volto più conciliante della propria musica, i Fearless, tenendo fede al nome che si sono scelti, sappiano congegnare una epifania della propria (id)entità senza il timore di apparire necessariamente comprensibili ai più.

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