R Recensione

7/10

Schneider Tm

Skoda Mluvit

Dirk Dresselhaus, alias Schneider Tm, non è certo l'ultimo arrivato: prime mover della scena elettronica post rock tedesca, indietronico ante-litteram, glitch popper prima maniera, aveva conquistato non pochi cuori con lo splendido Zoomer (2002), disco indimentabile di pop fratturato e fluttuante, esempio da manuale di convivenza pacifica tra pop, sperimentazione ed elettronica.

Skoda Mluvit è il suo terzo disco e arriva dopo quasi 4 anni, troppo tardi per cavalcare l’onda lunga di Zoomer,ma ancora in tempo per risvegliare curiosità in chi ha già avuto modo di apprezzarne il talento. Si parte con More Time, un mantra kraut rock degno dei Can d'epoca: Dresselhaus ti spiazza così, con un pezzo ossessivo che sembra voler gettare un ponte con una tradizione imprescindibile ma comunque distante dai suoni spacciati sotto un bancone di microloop di Zoomer: il pop pare essere un ricordo lontano.

Trattasi di semplice bliff: subito dopo arriva Pac Man/Shopping Cart a gettare un altro ponte, questa volta proprio con il pop sintetizzato in laboratorio del disco precedente: gli amanti della Morr sbaveranno a sentire questo pezzo, in cui una filastrocca circolare si distende su loop fratturati, cigolii, mentre gli arpeggi di una chitarra sembrano svolazzare nell'orbita di Saturno. Questo suono non ci lascerà più, o quasi per tutto il disco.

Disco che prosegue inanellando pezzi che hanno impresso nel dna lo stile unico di Schneider Tm. Non mancano gli highlights: come Caplets, con quel binomio acustica-vocoder che fa tanto Air d'annata, il blues liofilizzato di Vodou, la super catchy Cataractact, che rivela per chi ancora non l'avesse notato Dresselhaus come un piccolo Beck tedesco, meno blues, meno hip hop, e più glitch. E forse è proprio così che se lo potrebbe immaginare chi ancora non ha ancora avuto la fortuna di incappare nella musica di Schneider Tm: provate ad ascoltare il funk di silicio di A Ride o lo pseudo-rap della title track Skoda Mluvit per valutare voi stessi.

Non fatevi però sviare dal paragone: la somiglianza c’è ma i dischi di Dresselhaus hanno comunque un suono unico, immediatamente riconoscibile e sorprendente anche per i nostri padiglioni auricolari ormai stanchi e inquinati: concedetegli un ascolto, non ve ne pentirete.

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fabfabfab alle 21:57 del 6 aprile 2010 ha scritto:

E questo? Se vi piacciono i dischi Morr music recuperatelo! E ancora meglio il precedente "Zoomer"! Tra l'altro era bravo sto Stefano Mori, chissà che fine ha fatto...