V Video

R Recensione

7/10

Dead Cross

Dead Cross

Finalmente arriva il disco che Mike Patton non ha mai inciso negli ultimi dieci anni e che ha rischiato, paradossalmente, di non incidere nemmeno stavolta: il vecchio che avanza, un usato sicuro che brucia di un fuoco inestinguibile e tappezza di tumefazioni ogni singolo timpano. Potevano essere le scorribande soliste, gli esperimenti cinematici, il canzoniere italiano e l’omaggio a Luciano Berio: potevano essere i ritorni a sorpresa (e non sempre all’altezza) di Tomahawk e Faith No More, gli ultimi colpi di coda di Moonchild, le deludenti esperienze one shot di Nevermen e tētēma. A piazzare la zampata è, invece, una formazione all star nuova di zecca, completatasi solo all’ultimo minuto (Patton rimpiazza in extremis Gabe Serbian, ex batterista di Locust, Retox e Zu) e composta, curiosamente, da eccellenti delusi: un Dave Lombardo bi-licenziato dagli Slayer e in libera uscita anche dai disciolti Philm (ma con un’opzione sui Suicidal Tendencies…), un Justin Pearson che si barcamena tra Retox e Head Wound City (rivedremo mai i Locust?), la chitarra urticante di Mike Crain (Retox, ex The Festival Of Dead Deer).

La bellezza di “Dead Cross” sta nella sua volontaria rinuncia a filtri e sovrastrutture. È un disco semplice, per molti versi ampiamente superato nella scrittura e nella forma, ma ciò nonostante impregnato di una violenza ossessiva, martellante, a tratti persino spaventosa: un ottovolante hardcore che incenerisce ogni cosa sul suo cammino, una fucilata old style che frantuma le terga ad almeno una generazione di giovani band di genere. Dovrebbe far riflettere, anziché sorridere, il fatto che una tale dichiarazione di forza arrivi da una band che totalizza più di centottant’anni in quattro: a ben vedere, anzi, qui dentro non c’è proprio motivo per sorridere, a meno che non si intenda per “sorriso” il ghigno dolorante di chi ha percepito tutta la forza di una devastante onda d’urto. I Dead Cross sono nati perché (cito) “[…] there’s no time to sing “We Are the World”, or all this bullshit, we’re all pissed right now, and there’s no better way to release anger than to be in a punk band and write punk music”. Mission accomplished, specialmente ora che – se possibile – la situazione è ulteriormente peggiorata.

Ed allora pronti, partenza, via: i radar vanno in tilt al deflagrare di una “Seizure And Desist” che teatralizza magnificamente il muro di suono dei primi Siege (senza rinunciare a qualche sparso orientalismo chitarristico). Se l’apertura è stordente, quanto segue va oltre. “Obedience School” è un thrashcore tellurico (D.R.I. in testa) che, nella seconda metà, muta senza preavviso in un’odissea metallica d’altri decenni. “Divine Faith” fa il vuoto in una terra di nessuno, un cuscinetto artificiosamente collocabile tra il grind e la Bay Area (sentirete qui i riff più slayeriani dell’intero disco). “Grave Slave” è il numero d’avanspettacolo, una mannaia acida di centoventi secondi dominata dagli infiniti registri vocali di Patton (tra pig squeals e incitazioni da rodeo c’è l’imbarazzo della scelta). “Shillelagh” è la versione hc, essenziale e ultracompressa del rifferama lizardiano di una “God Hates A Coward”: non meno che maestosa è “The Future Has Been Cancelled”, una schizofrenica pantomima à la Daughters su cui si proiettano le cupe vampe di minacciosi breakdown. La doppietta di chiusura, poi, costituisce quasi un disco nel disco: “Gag Reflex” è un post-core marziale dalle disintegranti accelerazioni, “Church Of The Motherfuckers” una dark wave luciferina distrutta da stilettate metalliche e rantoli belluini (un’oscura deviazione preannunciata, già a metà tracklist, dalla riuscita cover di “Bela Lugosi’s Dead” dei Bauhaus).

Il tour statunitense – concentrato in un periodo di tempo limitato, a causa della fitta agenda di impegni di ciascun membro – sta facendo faville, tra fantozziani incidenti di percorso, assolute prese per il culo e featuring inaspettati. Qui lo dico e qui lo nego: se c’è voluta l’elezione di Trump per regalarci tanta bonanza, incollatelo alla sedia fino al 2024…

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.