Mile Me Deaf
Brando
Mr. Spock sorridente che fa una foto occupa quasi interamente la copertina di questo EP bello e strambo. I Mile Me Deaf nascono a Vienna per mano di Wolfgang Möstl, chitarrista tanto folle quanto prolifico, con allattivo oltre 500 canzoni in nove anni, a cui si affiancano Florian Seyser e Rudolf Braithentaler. In un vortice di bassa fedeltà la band austriaca presenta cinque brani che stanno tra il post-hardcore dei Fugazi e lantifolk dei Moldy Peaches, il tutto in una salsa melodica alla Beatles primo periodo. Il tono stonato dei Mile Me Deaf presente nel precedente Eat skull ha già procurato loro entusiastiche recensioni da parte di eminenti riviste di settore e Möstl è già stato definito un genio criminale del lo-fi. Il suo atteggiamento da scansafatiche del rock unito ad unottima capacità di songwriting danno vita ad un intreccio affascinante di schitarrate e crudezza, batterie e ambientazioni farsesche.
Il pezzo migliore dellEP rimane certamente Sometimes a man needs to be a human, per il suo equilibrio nella scelta degli accordi e degli accenti, seguito dalla title-track, anche se non sappiamo a quale Brando si riferisca la canzone. Resta poi la sconclusionata vena noise di I thought I could remember, le poderose basse frequenze di Hands up e la confortevole amatorialità di Homebound and secure, in cui sembra di vivere nel mondo pazzo e diabolico di Daniel Johnston. In attesa del nuovo disco, la cui uscita è prevista per lestate, ci godiamo questo breve demo, invitante come una tartina da aperitivo eppur indigesto come unabbuffata di cozze.
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