R Recensione

6,5/10

Mile Me Deaf

Brando

Mr. Spock sorridente che fa una foto occupa quasi interamente la copertina di questo EP bello e strambo. I Mile Me Deaf nascono a Vienna per mano di Wolfgang Möstl, chitarrista tanto folle quanto prolifico, con all’attivo oltre 500 canzoni in nove anni, a cui si affiancano Florian Seyser e Rudolf Braithentaler. In un vortice di bassa fedeltà la band austriaca presenta cinque brani che stanno tra il post-hardcore dei Fugazi e l’antifolk dei Moldy Peaches, il tutto in una salsa melodica alla Beatles primo periodo. Il tono stonato dei Mile Me Deaf presente nel precedente “Eat skull” ha già procurato loro entusiastiche recensioni da parte di eminenti riviste di settore e Möstl è già stato definito un genio criminale del lo-fi. Il suo atteggiamento da scansafatiche del rock unito ad un’ottima capacità di songwriting danno vita ad un intreccio affascinante di schitarrate e crudezza, batterie e ambientazioni farsesche.

Il pezzo migliore dell’EP rimane certamente “Sometimes a man needs to be a human”, per il suo equilibrio nella scelta degli accordi e degli accenti, seguito dalla title-track, anche se non sappiamo a quale Brando si riferisca la canzone. Resta poi la sconclusionata vena noise di “I thought I could remember”, le poderose basse frequenze di “Hands up” e la confortevole amatorialità di “Homebound and secure”, in cui sembra di vivere nel mondo pazzo e diabolico di Daniel Johnston. In attesa del nuovo disco, la cui uscita è prevista per l’estate, ci godiamo questo breve demo, invitante come una tartina da aperitivo eppur indigesto come un’abbuffata di cozze.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.