V Video

R Recensione

4/10

AWOLNATION

Megalithic Symphony

Ho provato a contattare la RedBull perchè ho bisogno di uno sponsor per la gara di rutti estremi che sto organizzando nel mio condominio, ma non ho ancora ricevuto alcuna risposta. Strano, perchè ormai mi sembra evidente che la “brandizzazione compulsiva” che affligge i proprietari della nota bevanda-killer (a proposito, sembra che i ragazzini inizino a schiattare sotto i colpi degli energy-drink, che sono ormai diventati così potenti che presto nei distributori automatici verrano sostituiti con pastiglie di MDMA) non avrà più limiti. Hai voglia di fare una cosa talmente stupida da finire sui giornali? Chiama RedBull, fatti stampare un toro rosso su ogni chiappa e poi buttati da un elicottero con i pantaloni calati sulle caviglie. Nel frattempo, quei geni del marketing, hanno messo su anche un'etichetta discografica che in sostanza si occupa di tre gruppi: i metallers inglesi Heaven's Basement, gli scozzesi Twin Atlantic (autori della prestigiosa sigla di chiusura della diretta su Discovery Channel del volo spaziale di Felix Baumgartner) e questi AWOLNATION. Gli AWOLNATION sono la creatura di Aaron Bruno (già Hometown Hero e Under The Influence of the Giants) il quale è stato direttamente contattato dalla RedBull che gli ha offerto l'utilizzo gratuito dei suoi studi di registrazione. In cambio, il primo singolo della band ("Sail") è stato utilizzato come sottofondo per i video del base-jumper Jeb Corliss. Capito l'idea? Tutto marchiato: il salto, il saltatore, il paracadute (se c'è) e pure l'autore della colonna sonora.

"Megalithic Symphony" (ammazza che titolo, neanche i Muse...) è la colonna sonora ideale di uno snowborder trendy, un mix di suoni catchy, ritornelli radio-friedly e qualunque altro aggettivo inglese che finisca con "y". E se il singolo riesce nell'intento di dare dinamismo a quello che di fatto è un semplice "anthem" grazie all'uso sapiente degli arrangiamenti, nelle altre tracce è evidente l'abuso di taurina e caffeina, con risultati che spaziano dalla versione tamarra dei Nine Inch Nails ("Burn It Down") a quella edulcorata dei Linkin Park ("Not Your Fault") a quella 2.0 dei Queen (la lunga rapsodia electro-synth-hip hop-acustica di “Knight of Shame”). Quando va bene, perchè quando va male ci si ritrova di fronte a degli aborti che neanche Robbie Williams nella fase della fattanza più disperata ha osato registrare (scegliete voi tra “All I Need” , “Wake Up” e “Jump on My Shoulders”).

Peccato, perchè dal vivo la band sa il fatto suo e anche perchè – bisogna dirlo – i mezzi che il Toro Rosso ha messo loro a disposizione (produzione, promozione, packaging) sono di ottimo livello. La scuderia è buona insomma, è proprio il cavallo che è sciancato. E non ci si può fare nulla. D'altra parte oh, RedBull ti mette le ali, mica ti insegna a volare.

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C Commenti

Ci sono 4 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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gull alle 19:42 del 4 febbraio 2013 ha scritto:

Ahahaha ma che spettacolo di recensione

bargeld alle 18:46 del 5 febbraio 2013 ha scritto:

Gli Awolnation dovrebbero andarne orgogliosi!

fabfabfab, autore, alle 1:19 del 10 febbraio 2013 ha scritto:

Si come no, saranno felici soprattutto del paragone con un "cavallo sciancato!". Grazie comunque, siete sempre molto gentili.

rdegioann452 (ha votato 7 questo disco) alle 15:27 del 22 maggio 2013 ha scritto:

a me non sembra faccia tanto schifo. però la rece è molto ben scritta.