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R Recensione

5,5/10

This Will Destroy You

New Others Part Two

Il senso di urgenza e linearità che pervade “Sound Of Your Death”, la fragorosa apertura di “New Others Part Two”, è con ogni probabilità la migliore risposta che i This Will Destroy You potessero fornire nel tentativo di ravvivare gli animi intorpiditi dall’inconsistenza complessiva del primo, deludente capitolo: un ruvido assalto à la 65daysofstatic (basso e batteria in primissimo piano, come in una produzione noise degli anni ’90: forse persino troppo) mediato da una seconda metà più classica, arpeggiata. Inchiodati con le spalle al muro e costretti a fare i conti con l’inaridimento della loro proposta, i quattro texani reagiscono con veemenza in direzione ostinata e contraria: tant’è che la successiva “Lie Down In The Light”, sotterrate le distorsioni, non rinuncia comunque a schiacciare il pedale dell’acceleratore, tra incessanti vortici di suono e accecanti droni in perenne rotazione.

Tutte le premesse per una decisa sterzata in corso d’opera sembrerebbero essere poste, se non fosse che, proprio sul più bello, la scrittura dei This Will Destroy You si ripiega ancora una volta su sé stessa, abdicando ad ulteriori tentativi di rinnovamento. L’impenetrabile post metal di “Clubs” (i Russian Circles votati al gusto del paramento doom) sancisce la chiusura ermetica: gli oscillatori che adulterano in superficie i suoni del lento “Jesse Ray” e i classicissimi undici minuti conclusivi di “Provoke” (una suite incredibilmente anonima e stereotipata) fanno il resto. Tra schiocchi, manipolazioni digitali e glitch, “New Promise Land Inc.” si gioca in extremis la carta della bizzarria cut’n’paste, ma il risultato – oltre ad arrivare in palese ritardo – è tutto sommato modesto e, nell’economia generale, fuori contesto.

Dato il pregresso della band, che in passato ha conosciuto più di un momento felice, come minimo sorprende questa netta devoluzione: la sufficienza è lontana – solo l’unione dei brani migliori dei due dischi, forse, potrebbe garantirla, ma è nulla al confronto di quanto poteva essere garantito solo fino ad inizio decennio. Considerato che questa doppia uscita arriva dopo quattro anni di iato, una riflessione s’impone d’obbligo.

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