V Video

R Recensione

8/10

Low

The Invisible Way

You gave me light and language, and a name

 

 

Sarà capitato a tutti, da bambini, di cadere e prendersi un gran spavento. Spavento il più delle volte spropositato rispetto al reale danno subito ma sufficiente ad innescare una reazione isterica di pianti, terrore e ricerca di protezione. Una sola cosa poteva lenire le pene di una così tragica situazione. L’abbraccio di tua madre, le sue mani, il suo calore, le sue parole dolci sussurrate alla tue orecchie, che riuscivi a sentire provenire tanto dalla sua bocca quanto dal suo stomaco tremolante. Il suo profumo, il suo sorriso.

L’ultimo album dei Low, The Invisible Way, mi ha fatto e continua a farmi  un effetto molto simile. La loro consueta dolcezza e spiritualità mista ad una sicurezza ed una assoluta abilità nel ricercare e riprodurre delle melodie di inestimabile valore condite da una perfetta situazione musicale, perlopiù acustica, fatta quasi esclusivamente di voci soavi, chitarra essenziale e batteria strusciata. Ci sono 11 tracce, ma mancare l’opportunità di ascoltarle tutte, anche solo una volta, sarebbe un grave peccato.

Plastic cup è il capolavoro che apre l’album. Vengono forse in mente i Blur acustici, quelli di 13 (se non fossero stati prima i Blur ad aver fatto venire in mente i Low). Grancassa morbida e cupa a scandire il passo. L’atmosfera soffice di  note di chitarra appena accennate che s’incastrano tra la voce di Alan (Sparhawk), a sua volta distesa sul backing di Mimi (Parker) fino a farne una unica dolce estensione vocale pressoché perfetta. Quando poi Mimi  parte nel solo vocale, si arriva dalle parti dei Massive Attack, perché ricorda, ma senza malizia ed in buona fede, una certa Teardrop. 

Amethyst è la naturale prosecuzione dell’incipit, con un ritmo ancora più lento ed un discorso sonoro sempre più scarno ed essenziale, ma portatore sano di una potenza emozionale che arriva dritta dritta dalle viscere della musica. Incantevole, specie se ascoltata al buio, da soli o con chi sa stare in silenzio, ad ascoltare e assaporare il succo delle cose belle (anche) perché semplici.

In So blue, Holy ghost e Just make it stop, la storia del cantautorato folk americano al femminile fa capolino, regalando alcuni tra i momenti più epici e dalla intensa coralità dell’intero album, non dimenticando mai la ricerca della melodia accattivante, lavoro che probabilmente non ha fallito un sol colpo lungo tutto il percorso delle 11 tracce.

I duetti vocali tornano con Waiting, il brano che riesce nell’incredibile compito di farti percepire l’essenziale come superfluo perchè basterebbero davvero le sole voci mescolate delicatamente tra loro a darti un senso di profondo appagamento. Clarence White, passerà alla storia (dei Low) come uno dei pezzi in cui la voce di Alan si lancia in esercizi vocali più perigliosi ma sempre ben calibrati, visto che da queste parti non si esagera certo mai. On my own è l’unico pezzo nel quale la chitarra si lancia andare, nel lungo finale di circa 3 minuti e mezzo, in una distorsione potente ed efficace, rompendo quella che potrebbe sembrare ad alcuni, una stucchevole monotonia, specie se non si è nella condizione di poter e saper ascoltare, in silenzio, con la mente libera ed il cuore aperto. Il sapore rude della chitarra è quindi addolcito dalle note del pianoforte della splendida To our knees, che chiude il sipario come meglio probabilmente non poteva esser fatto.

Termino con Mother, il pezzo che chiude l’incipit forse un po’ mieloso ma particolarmente sentito di questa recensione. Per una volta lascio stare la musica e mi concentro sul testo. Non è lungo. Ve lo regalo come loro l’hanno regalato a me e a chi ha già saputo coglierlo. Dura poco, dopo vi sentirete meglio, e correrete ad abbracciare vostra madre, ringraziandola di quella volta in cui il terrore scomparì con un semplice abbraccio. Proprio come adesso.

 

When you became my mother, there was time

You thought I'd be a daughter, but didn't mind

And as the world began to measure, and define

We had time

We had time

You gave me light and language, and a name

You held me to the fire, to the flame

Now if I could tell the future, all the same

Why would I

We have time

Deep beneath the surface of the earth

So many bodies waiting for the word

When every child and mother will return

Forever

We'll have time

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 13 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
loson 6/10
salvatore 6,5/10
mavri 7/10
REBBY 7/10

C Commenti

Ci sono 35 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

loson (ha votato 6 questo disco) alle 11:38 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Stupefacente. Stando ai voti qui su sdm (cinque dischi recensiti e nessuno sotto l'8, con punte di 9 e 10) i Low sono all'incirca il gruppo più grande di sempre. Una carriera trentennale e mai un disco soltanto discreto o "piatto": no, ogni nuova uscita è un capolavoro. Io, pur amando molto la band, riesco a considerare tali soltanto "Trust" e forse "The Great Destroyer". Sarà un problema mio, evidentemente.

Franz Bungaro, autore, alle 14:56 del 27 maggio 2013 ha scritto:

per quanto mi riguarda, ho cercato di mantenere un Low profile.Scherzi a parte, le altre recensioni non le conoscevo, ma a quanto pare, e' un gruppo che qui spacca!Ne sono felice.

swansong (ha votato 5 questo disco) alle 19:07 del 29 maggio 2013 ha scritto:

Quoto alla lettera il commento di Matteo. Ci sono gruppi intoccabili, dai, e i Low su SdM sono uno di questi. Si stanno accartocciando su loro stessi..e il loro (forzato) minimalismo comicia ad essere particolarmente tedioso...il 9 a Drums and Guns poi, se paragonato ad altri lavori del gruppo, mi pare proprio esagerato..cmq la solita annosa questione del voto, che lascia un po' il tempo che trova..P.S. In ogni caso, viva Patrizio Lupo tutta la vita! ..detto da mei poi!

loson (ha votato 6 questo disco) alle 21:21 del 29 maggio 2013 ha scritto:

"In ogni caso, viva Patrizio Lupo tutta la vita! ..detto da mei poi!" ---> Urca, certo che sì! Speriamo che si ripigli, è da The Bachelor che vegeta.

swansong (ha votato 5 questo disco) alle 18:37 del 30 maggio 2013 ha scritto:

Guarda..scoperto con The Bachelor, ripescati tutti i precedenti ed acquistato a scatola chiusa l'ultimo..per me non ha sbagliato un colpo! Per carità, difficile ripetersi ai livelli eccelsi del sopra citato monumentale lavoro, ma almeno è un artista che osa e sa osare..

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 9:03 del 31 maggio 2013 ha scritto:

Concordo con te Swan, fino a The bachelor non ha sbagliato un colpo.

Questo l'ho ascoltato ieri sera per la prima volta, non sembra male, forse qualche brano dovrebbero suonarlo più svelto eheh

Comunque son veramente tanti i votoni (ben più alti del 8 che ancora non è capolavoro) su cui ci sarebbe da discutere...

FrancescoB alle 14:43 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Io considero un capolavoro solo "I Could Live in Hope", per il resto li trovo sempre buoni ma mai eccezionali. L'ultimo, in ogni caso, mi manca.

loson (ha votato 6 questo disco) alle 17:02 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Sì, però 'sta cosa fa riflettere, dai... Specie alla luce del sempreverde dibattito - che infiamma tanto tra gli appassionati quanto nelle redazioni delle webzine - circa un uso più sobrio dello strumento voto. E' solo una riflessione la mia, non voglio far polemica. Però, ecco, dei Low tralasciamo pure la discografia '90s che quella se la tocchi ti ammazzano; tralasciamo anche "Things We Lost In Fire" e "Trust" perchè non recensiti (pure se il secondo, da quanto ho letto girovagando per il sito, viene dai più - e mi ci metto anch'io - considerato uno dei loro picchi). Concentriamoci solo sull'arco temporale 2005-2013: quattro album pubblicati, quattro capolavori (tra cui un 9). Una sequela di trionfi superiore persino a quella - ben più contestata - dell'amato/odiato Wolf, artista che qui a sdm si è beccato sì tante lodi ma anche aspre (e rispettabilissime) critiche. I Low, invece, sembrano immuni alle critiche: ogni album viene salutato come una manna dal cielo quasi a prescindere, tanto che non si sente nemmeno l'esigenza di valutarli in prospettiva. Ribadisco: quattro album, quattro capolavori consecutivi. Quando recensiranno Trust sarà il secondo 9. Non è un tantino esagerato? E lo chiedo da ammiratore della band, sia chiaro...

loson (ha votato 6 questo disco) alle 17:03 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Caspita, mi accorgo solo ora di aver scritto carriera "trentennale"... XDDDDD

Franz Bungaro, autore, alle 17:12 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Io ho semplicemente analizzato e detto la mia su questo album, di quello che hanno detto altri in passato o diranno altri in futuro, sugli altri album dei Low, non me ne frega niente. Di certo non mi sono lasciato condizionare dal fatto che qui la loro discografia sia osannata sempre (tra l'altro, manco lo sapevo). O avrei dovuto farlo? Il problema,semmai di problema si possa parlare, è che persone diverse hanno analizzato nel tempo gli album della band, con inevitabili visioni non d'insieme della discografia. Ma più che un problema ritengo sia un' opportunità di pluralismo.

loson (ha votato 6 questo disco) alle 17:48 del 27 maggio 2013 ha scritto:

"Di certo non mi sono lasciato condizionare dal fatto che qui la loro discografia sia osannata sempre (tra l'altro, manco lo sapevo). O avrei dovuto farlo?" ---> Leggere altre recensioni presenti sul sito per cui scrivi e che riguardano l'artista per cui scrivi, male non fa. Però no, non avevi il dovere di farlo. @Julian ---> La questione non è accettare la maggioranza (mi sta benissimo), bensì utilizzare criterio nel dare voti quando si sta analizzando una band così prolifica e così amata. Ho preso ad esempio i Low perchè questo trattamento di favore, qui su sdm, ce l'hanno sono loro, almeno fra le band "contemporanee". Ci si lamenta puntualmente dei voti alti, ma a quanto pare certi artisti sono immuni a questi ragionamenti. Ne prendo atto. E ribadisco: io amo i Low, "Trust" è di una bellezza disumana e nel complesso loro sono (stati?) una grande band.

Franz Bungaro, autore, alle 17:55 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Grazie dei consigli, sempre preziosi. Ora magari qualche parolina sull'album, visto che , fino a prova contraria, qui parliamo di musica. E fino ad ora, tante belle parole ma nessuna sulle caratteristiche di quest'album. As usual.

loson (ha votato 6 questo disco) alle 17:59 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Non voglio parlarne male, quindi non ne parlerò. Il mio 6 (voto mediocre e "piatto" per eccellenza) mi pare abbastanza esaustivo. Non ho capito "as usual" cosa dovrebbe significare, specie riferito a me...

Franz Bungaro, autore, alle 18:08 del 27 maggio 2013 ha scritto:

non era rivolto a te, tranquillo, ma ad un modo di (s)parlare perdendo di vista il disco, cosa che ho notato spesso qui e della qual cosa mi sono macchiato più volte anch'io.

loson (ha votato 6 questo disco) alle 18:17 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Ah, avevo frainteso. A posto così, allora. Mi faccio da parte e lascio intervenire gli estimatori del disco.

FrancescoB alle 17:14 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Secondo me sì, Matteo, perché io proprio non riesco a vedere questa maestosità infallibile nella loro produzione, tolto il disco che ho già menzionato. Probabilmente però siamo in minoranza, e quindi dobbiamo accettare l'opinione dominante, che vede nei Low una band stratosferica che veleggia sempre ad altezze siderali.

La mia non è un grande riflessione, me ne rendo conto )), e capisco perfettamente il tuo disappunto, però ecco può proprio essere semplicemente che i Low abbiano molti fan e pochi detrattori, da queste parti.

FrancescoB alle 18:24 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Hai ragione, probabilmente per una serie di concidenze i loro album sono stati celebrati in modo particolare e (a nostro avviso) eccessivo...Credo sia più che altro un caso, oppure - appunto - la presenza di una larga maggioranza di estimatori.

loson (ha votato 6 questo disco) alle 18:42 del 27 maggio 2013 ha scritto:

(Rientro un secondo...) Julian, come ho detto prima la maggioranza di estimatori mi va benissimo: io stesso sono un estimatore del gruppo. Ma non esiste che una band sforni quattro capolavori consecutivi. E sottolineo CONSECUTIVI. Nessuno, fra gli artisti rock o jazz con carriere misurabili in lustri, ha inciso quattro capolavori consecutivi. Neppure Bowie per me ha inciso quattro capolavori consecutivi, neppure Eno o Miles Davis o Veloso o Ayler o la Mitchell o gli Stones o Sylvian o chi ti pare... Ecco perchè il caso dei Low mi sembra paradossale, oltre a cozzare vistosamente con l'esigenza più volte auspicata di sobrietà nel giudizio delle nuove uscite (e non mi riferisco soltanto a questo 8 di Franz, ma a tutti e quattro). Detto ciò, mi ritiro nella catacomba e lascio per davvero la discussione. Goodbyeeeeeee!

loson (ha votato 6 questo disco) alle 18:46 del 27 maggio 2013 ha scritto:

"(e non mi riferisco soltanto a questo 8 di Franz, ma a tutti e quattro)" ---> Intendevo dire che il mio è un giudizio generale, che esula dai voti presi singolarmente. E' la loro compresenza che mi genera forti dubbi. Adios.

Franz Bungaro, autore, alle 20:42 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Messo di fronte all'evidenza, devo dissipare questi dubbi, e confessare. L'altro giorno, intorno alle 17, mi chiama Maradei, l'autore della rece di I could live in a hope (voto 10)che mi dice che se ci tengo a quella partita di Giambonetti al prosciutto, fermi alla frontiera di Lugano, non devo dare meno di 8 a quest'album, altrimenti "ciao ciao Giambonetti". Poi mi chiama Codias (l'autore di C'mon, voto che, sgranocchiando un giambonetto, mi chiede se avevo sentito Maradei. Tutto ok gli dico, ma non ero ancora convinto. Ricevo quindi un sms da Pascale e Merola (parente?) che mi dicono che se faccio il bravo, c'è pure una fornitura per un anno di Goleador. E no, le Goleador no. Ho ceduto. chiedo scusa. Spero di aver dissipato i dubbi e fatto chiarezza su questo fatto increscioso.

FrancescoB alle 20:27 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Sì beh io sono d'accordo Los, anche per me 4-5 dischi capolavoro li hanno pubblicati (forse) i più grandi in assoluto, e non i Low. Si vede che sono particolarmente forunati

loson (ha votato 6 questo disco) alle 22:19 del 27 maggio 2013 ha scritto:

No beh, Bowie o Eno di capolavori ne hanno incisi anche più di 4, ma non CONSECUTIVI. E' quello che trovo fuori dal mondo. Ok, la pianto solo perchè Franz sta per perdere la pazienza e lui è uno che picchia duro. Sayonara.

Franz Bungaro, autore, alle 22:25 del 27 maggio 2013 ha scritto:

no tranquillo, ho preso una caraffa di valium... però non te ne andare, resta, non mordo, giuro.

loson (ha votato 6 questo disco) alle 22:26 del 27 maggio 2013 ha scritto:

"Ok, la pianto solo perchè Franz sta per perdere la pazienza e lui è uno che picchia duro" ---> Oddio ho dimenticato di mettere la faccina, ma stavo scherzando! Per capirtà chiudiamola qui che son troppo stanco per ragionare...XDDD

Jacopo Santoro (ha votato 7 questo disco) alle 21:11 del 27 maggio 2013 ha scritto:

Ho votato 7 questo disco perché penso sia un buon lavoro.

Adoro la lenta apertura (Plastic Cup e soprattutto Amethyst), trovo interessanti i testi, l'utilizzo dei bassi, le chitarre, il piano a scandire i tempi, l'incastro delle voci.

Non è un ottimo disco, a mio modesto parere, perché un po' troppo monotono, "simile", omogeneo. Ho avuto l'impressione che i Low abbiano elaborato del materiale partendo da una solida, primigenia struttura musicale, ricamandoci attorno (ci vedo, dunque, un po' di "maniera").

Franz Bungaro, autore, alle 22:33 del 27 maggio 2013 ha scritto:

il tuo giudizio ci sta tutto, Jacopo. Infatti credo che molto stia nella predisposizione all'ascolto. Dai Low una certa "monotonia" te la devi aspettare, come una certa monotonia te la devi aspettare da queste sonorità in generale. Per dirla tutta, le cose che mi sono piaciute meno, ma che cmq mi sono piaciute, sono proprio quelle che la "monotonia" l'hanno un po' rotta. Adoro i ricami dei Low, e quelli di quest'ultimo disco sono fenomenali. Consiglio di fare decantare il disco un po', se non lo avete fatto già, poi dopo va sempre meglio.

Jacopo Santoro (ha votato 7 questo disco) alle 22:45 del 27 maggio 2013 ha scritto:

E' vero che bisogna aspettarsi "monotonia" da proposte con queste sonorità, in generale.

L'auspicio è che monotonia di tale qualità ci sia sempre: modellare un compatto nucleo di partenza con questa sagacia è raro. I Low, a mio avviso, questa volta ci sono riusciti.

Non entro nella discussione che concerne i voti, conoscendo appena i loro dischi precedenti. Penso sia l'esito scaturito in modo naturale dalla pluralità delle penne.

benoitbrisefer (ha votato 7,5 questo disco) alle 17:56 del 29 maggio 2013 ha scritto:

Mi associo a Jacopo. Molto bello l'avvio con i primi brani veramente portentosi, semplici e intensissimi, poi, un po' alla volta, l'eccesso di omogeneità si fa sentire e si arriva alla fine un po' in apnea proprio come accade a mio avviso all'ultimo disco dei National. Resta un gran bel disco (non un capolavoro, tranquillo Los!!) che mette i Low nel novero di quegli artisti, che pur fra alti (molti) e bassi (pochi ma, sì, qualcuno c'è) difficilmente deludono (come i già citati National, gli American Music Club e ognuno potrà farsi la sua lista personale....)

fabfabfab alle 21:06 del 29 maggio 2013 ha scritto:

Il problema secondo me non è del sito o del recensore (ottima recensione questa), ma è dei Low. I loro dischi sono quasi sempre piatti e monocordi (a parte alcune eccezioni), ma quando li ascolti più volte (magari perchè devi scriverne) assumono una serie di colori diversi, rilevano dettagli stupefacenti. Io diedi 8 a C'Mon e adesso mi sembra un'esagerazione. Ma all'epoca non riuscii a dargli di meno. Questo disco avrei dovuto recensirlo io, e volevo dargli 6 (ha alcuni passaggi a vuoto, sembra una propaggine della versione acustica uscita a pochi mesi di distanza da C'Mon), ma sono sicuro che analizzandolo in sede di recensione il voto sarebbe salito, a causa di qualche nota di piano, di qualche increspatura nella voce di Alan Sparhawk. Non so se siano la migliore indie-band del decennio, di certo nella loro discografia hanno sbagliato poco ecco, e hanno raccolto meno di altri (i Radiohead, ad esempio, per citare altri coevi dalla media-voto stellare)

loson (ha votato 6 questo disco) alle 21:18 del 29 maggio 2013 ha scritto:

Sì, anche i Radiohead (altra band che amo) qui godono di un trattamento a dir poco compiacente, specie se si considerano i voti agli ultimi due album. E lo dico con tutto il rispetto possibile per le recensioni di Peasy, sia chiaro.

Dr.Paul (ha votato 6 questo disco) alle 8:43 del 30 maggio 2013 ha scritto:

tra gli sfornatori di capolavori consecutivi avete dimeticato i flaming lips, lol. ogni disco è capolavoro, persino quando fanno le cover dei pink floyd (vedasi dark side of the moon). i Low boh sono fermi dal 2005 per quanto mi riguarda.

Alessandro Pascale (ha votato 7 questo disco) alle 12:14 del 12 giugno 2013 ha scritto:

sfornano sempre dischi di grande classe e qualità. Pochi spunti geniali però qui: eccezionale Just Make It Stop

Utente non più registrato alle 12:26 del 9 agosto 2013 ha scritto:

Autori di capolavori consecutivi ce ne sono eccome, ma fra questi personalmente non farei rientrare i Low,

che, per me, fanno sicuramente buona musica ma non eccezionale.

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 19:02 del 16 novembre 2013 ha scritto:

Credo (ma non sono di certo ferrato come ad esempio Fab in materia) sia il loro album più cantautorale, in senso classico, comunque ricco di stile (il loro inconfondibile) e classe. Rispetto al precedente (che non è dissimile), mi pare qui ci sia un maggiore utilizzo del pianoforte e della voce femminile, oltre a, probabilmente, una maggiore "aspirazione pop" (penso in particolare a brani come Clarence White e Just make it stop, ma non solo). Sul voto, esercizio sempre difficile e comunque non oggettivo, vorrei far ricordare che secondo la scala di valore di SdM capolavoro = 9 (e mediocre = 5,5 non 6 che è discreto). A mio gusto qui siamo tra il buono e l'eccellente (tra il 7 e l', anche se ai primi ascolti ero più orientato sull'appagante eheh (6,5).

Gio Crown (ha votato 8 questo disco) alle 12:47 del 7 marzo 2014 ha scritto:

Direi che è proprio la dolcezza e la calma la nota che contraddistingue tutto questo lavoro. Come ho già detto da altre parti, difficile reggere una melodia solo con voci e al massimo chitarra e piano senza diventare lamentosi ( ho in mente certi pezzi di Neil Young che alla fine diventavano addirittura stucchevoli). Voci sommesse che arrivano al cuore avvolgendolo con la seta di intense melodie e struggentio passaggi.

Ho già ascoltate altre cose loro e nonostante ami sonorità più potenti, più rock, questo gruppo mi ha sempre ammaliato per l'incanto che sanno creare con voci e strumenti e il minimalismo delle musiche. Minimalismo che però sa riempire l'anima di sensazioni bellissime (amethyst, waiting). La voce femminile è particolarmente suggestiva e in alcuni pezzi riesce a dare l'emozione struggente della tristezza o della nostalgia o di gioia o della solitudine anche a chi non comprende l'inglese (so blue, to our knees, holy ghost) Qualche effetto più vicino al rock (on my own finale)

Da ascoltare "al buio, da soli o con chi sa stare in silenzio, ad ascoltare e assaporare il succo delle cose belle (anche) perché semplici", cito il recensore perchè azzecca proprio l'emozione che questo disco mi ha dato. Come un ponte verso l'anima profonda, laddove si formano e risiedono le emozioni più segrete e personali....

I am waiting like a child...'m waiting like a child

Hope runs wild

The truth can hide

Sometimes right behind the sorrow (waiting)

Magnifico!