Low
The Invisible Way
You gave me light and language, and a name
Sarà capitato a tutti, da bambini, di cadere e prendersi un gran spavento. Spavento il più delle volte spropositato rispetto al reale danno subito ma sufficiente ad innescare una reazione isterica di pianti, terrore e ricerca di protezione. Una sola cosa poteva lenire le pene di una così tragica situazione. Labbraccio di tua madre, le sue mani, il suo calore, le sue parole dolci sussurrate alla tue orecchie, che riuscivi a sentire provenire tanto dalla sua bocca quanto dal suo stomaco tremolante. Il suo profumo, il suo sorriso.
Lultimo album dei Low, The Invisible Way, mi ha fatto e continua a farmi un effetto molto simile. La loro consueta dolcezza e spiritualità mista ad una sicurezza ed una assoluta abilità nel ricercare e riprodurre delle melodie di inestimabile valore condite da una perfetta situazione musicale, perlopiù acustica, fatta quasi esclusivamente di voci soavi, chitarra essenziale e batteria strusciata. Ci sono 11 tracce, ma mancare lopportunità di ascoltarle tutte, anche solo una volta, sarebbe un grave peccato.
Plastic cup è il capolavoro che apre lalbum. Vengono forse in mente i Blur acustici, quelli di 13 (se non fossero stati prima i Blur ad aver fatto venire in mente i Low). Grancassa morbida e cupa a scandire il passo. Latmosfera soffice di note di chitarra appena accennate che sincastrano tra la voce di Alan (Sparhawk), a sua volta distesa sul backing di Mimi (Parker) fino a farne una unica dolce estensione vocale pressoché perfetta. Quando poi Mimi parte nel solo vocale, si arriva dalle parti dei Massive Attack, perché ricorda, ma senza malizia ed in buona fede, una certa Teardrop.
Amethyst è la naturale prosecuzione dellincipit, con un ritmo ancora più lento ed un discorso sonoro sempre più scarno ed essenziale, ma portatore sano di una potenza emozionale che arriva dritta dritta dalle viscere della musica. Incantevole, specie se ascoltata al buio, da soli o con chi sa stare in silenzio, ad ascoltare e assaporare il succo delle cose belle (anche) perché semplici.
In So blue, Holy ghost e Just make it stop, la storia del cantautorato folk americano al femminile fa capolino, regalando alcuni tra i momenti più epici e dalla intensa coralità dellintero album, non dimenticando mai la ricerca della melodia accattivante, lavoro che probabilmente non ha fallito un sol colpo lungo tutto il percorso delle 11 tracce.
I duetti vocali tornano con Waiting, il brano che riesce nellincredibile compito di farti percepire lessenziale come superfluo perchè basterebbero davvero le sole voci mescolate delicatamente tra loro a darti un senso di profondo appagamento. Clarence White, passerà alla storia (dei Low) come uno dei pezzi in cui la voce di Alan si lancia in esercizi vocali più perigliosi ma sempre ben calibrati, visto che da queste parti non si esagera certo mai. On my own è lunico pezzo nel quale la chitarra si lancia andare, nel lungo finale di circa 3 minuti e mezzo, in una distorsione potente ed efficace, rompendo quella che potrebbe sembrare ad alcuni, una stucchevole monotonia, specie se non si è nella condizione di poter e saper ascoltare, in silenzio, con la mente libera ed il cuore aperto. Il sapore rude della chitarra è quindi addolcito dalle note del pianoforte della splendida To our knees, che chiude il sipario come meglio probabilmente non poteva esser fatto.
Termino con Mother, il pezzo che chiude lincipit forse un po mieloso ma particolarmente sentito di questa recensione. Per una volta lascio stare la musica e mi concentro sul testo. Non è lungo. Ve lo regalo come loro lhanno regalato a me e a chi ha già saputo coglierlo. Dura poco, dopo vi sentirete meglio, e correrete ad abbracciare vostra madre, ringraziandola di quella volta in cui il terrore scomparì con un semplice abbraccio. Proprio come adesso.
When you became my mother, there was time
You thought I'd be a daughter, but didn't mind
And as the world began to measure, and define
We had time
We had time
You gave me light and language, and a name
You held me to the fire, to the flame
Now if I could tell the future, all the same
Why would I
We have time
Deep beneath the surface of the earth
So many bodies waiting for the word
When every child and mother will return
Forever
We'll have time
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