The Beatles
Magical Mystery Tour
Ad ascoltare questalbum senza inserirlo in alcun contesto, si potrebbe dire che è il migliore dei Beatles senza peccare di eresia. Contiene infatti non meno di quattro, cinque, forse sei loro capolavori assoluti. Non essendo però un progetto organico del quartetto, bensì la colonna sonora di uno dei loro filmetti (il più debole e dilettantesco) addizionata, per iniziativa della casa discografica doltreoceano, con brani di prima qualità che in quellanno (il loro migliore!) erano preventivamente usciti come singoli, è il caso forse di soprassedere da un simile giudizio.
La storia ha consacrato la versione americana del disco come lunica a restare sul mercato. Loriginale doppio EP (Extended Playing, formato tipicamente britannico presto caduto in disuso) voluto dai Beatles e comprendente le prime sei canzoni, ovvero quelle effettivamente usate per il film, è da tempo cimelio per antiquariato musicale. Il valore aggiunto costituito da quattro delle restanti cinque canzoni, posticce quanto si vuole, ma di mirabolante qualità, è inestimabile e artefice della sopravvivenza di questo long playing spurio rispetto alloriginale progetto.
Cominciamo allora dalla prima di queste perle aggiunte: Hello Goodbye è una di quelle vette McCartneyane che sprigiona intatta solarità, carica melodica, personalità, enfasi vocale ad ogni ascolto. Su una pianistica, discendente progressione daccordi delle sue, lallora venticinquenne talento di Liverpool innesta una linea vocale degna delle sue migliori caratteristiche, cioè ben estesa nella scala tonale e semplicemente geniale nel posizionamento sulle battute (non conta solo la bellezza della melodia, ma anche i suoi intervalli di silenzio, che la danno respiro e definiscono il suo contributo ritmico: sotto questo profilo questa canzone è magistrale). Unico difetto, una coda leggermente posticcia, con cori vagamente hawaiani e Ringo che picchia convinto sui tom, ai quali viene concesso per loccasione un supplemento deco.
Che dire poi della celeberrima Strawberry Fields Forever, canzone che avrebbe funzionato mirabilmente anche lasciata semplice semplice, voce e chitarra di Lennon. Ma quelli erano tempi psichedelici, di grandi esperimenti sui nastri dello studio e su nuove strumentazioni, nonché di accesa, (ancora) costruttiva rivalità fra i due galletti del pollaio Beatles Come noto a molti, la versione definitiva e consegnata alla storia del brano è costituita dalla cucitura, molto ben fatta dati i tempi (oggi con lausilio dei computer sarebbe di relativa facilità), di due versioni sensibilmente differenti: la prima è più onirica e nebbiosa, con il flautato mellotron e la voce di John rilassata ed evocativa, la seconda più sanguigna e intensa, con la batteria di Starr che prorompe (per quelli a cui può interessare, allorché il lettore segna 058) e rulla animosamente, gli stacchi delle chitarre elettriche ed il canto più asciutto e perentorio del Beatle.
"Penny Lane era uscita mesi prima insieme a Strawberry Fields Forever in un 45 giri che deve probabilmente essere considerato il più forte di carriera, apice assoluto di qualità e popolarità. Escluse inopinatamente entrambe dallalbum Sgt. Pepper, comunque destinato a gloria imperitura anche senza di loro, eccole una dopo laltra su quella che era la seconda facciata di questo disco. Che dire ancora di questa sommamente famosa celebrazione di un angolo di Liverpool, visto che la conoscono anche i sassi? Ad esempio che è basata su di uninedita stratificazione di quattro differenti pianoforti, voluta e trovata da McCartney per dare al brano un innovativo, sonorissimo, espanso andamento in battere. Che i cori dalto pregio, metà pieni e metà in falsetto, sono fra le cose più infettive e abbaglianti del pop. Che le immagini testuali del quartiere dinfanzia, un poco nostalgiche e vere ma per lo più ruffiane e inventate, condite da qualche effetto speciale (campane ecc.) oggi suonano banali ma allora erano avanguardia (pop). Che lagile assolo centrale di cornetta, ispirato a Bach, riesce esso stesso ad infettarsi della solarità e della letizia della canzone.
Dopo simil terzetto, la quarta canzone aggiunta Baby, Youre A Rich Man fa la figura del riempitivo. Lennon fornisce la strofa, lo strimpellamento di clavioline (un antenato del sintetizzatore), nonché la voglia di mettere alla berlina, nel testo, il manager Brian Epstein. McCartney provvede a titolo e ritornello, per una decente ma non memorabile pagina di carriera, buona giusto come lato B del ficcante singolo subito a seguire, ed a chiudere lalbum.
Con la Lennoniana All You Need Is Love i Beatles toccano unaltra acme di carriera: lanciata in grande stile da una trasmissione in diretta e in mondovisione, evento al tempo proponibile giusto per Olimpiadi, Concili Ecumenici e sbarchi sulla Luna e poco altro, è dotata di semplice, poppistico, trapanante ritornello, nonché di testo in realtà buonistico ma al dunque (ritornello) immortale nella sua essenzialità, e ancora delle tipiche fanfare di ottoni che quellanno infestavano più o meno tutte le cose dei Beatles. Geniale landamento greve e dispari delle strofe, perfetto per caricare alla grande i ritornelli, così sonori e potenti. In pratica, la prima canzone da arena della storia del pop e del rock, con dentro unapertura allassoluta facilità di canto ed alla gloriosità, cui di seguito si innalzeranno parimenti poche altre opere, tipo la famigerata We Are the Champions dei Queen od anche la In the Name of Love degli U2. Un inno insomma, niente di meno.
Fra le sei canzoni restanti, vera e propria colonna sonora del film Magical Mystery Tour, è facile scovare un altro, ennesimo brano epocale. Diversa da qualsiasi altra cosa musicale fino a quel momento concepita I Am the Walrus è una zuppa incredibile dello stordito e disinibito Lennon in acido, messa insieme dal suo alter ego, il compìto, lucido, efficiente, equilibrato e professionale produttore/arrangiatore George Martin, dotato evidentemente, e particolarmente in questa occasione, di tonnellate di apertura mentale, disponibilità, persino coraggio nel razionalizzare in quattro minuti abbondanti gli sprazzi di genio di un capellone strafatto ma talentuoso. Loperina si dipana tra accordi in discesa ed archi in crescendo, voce distorta, inserti dopera captati dalla radio, parole non-sense montate insieme un po per gioco (nei momenti di lucidità), un po no, e ai posteri il piacere di scavarci dentro. Non si può infine sottacere che intere fortunate carriere (Electric Light Orchestra?) hanno pescato esattamente da qui.
Lesordio dellalbum, con la canzone omonima, mostra liniziale spinta di McCartney verso un progetto molto simile allancor fresco Sgt. Pepper. I due dischi infatti sono entrambi aperti da una canzone enfatica e squillante, a preannunciare allegri e fantomatici eventi ed un unico, entusiasmante concetto che poi si stempera e svanisce dato che i brani risultano essere disomogenei e slegati luno dallaltro, ciascuno con la propria storia (salvo Strawberry e Penny Lane, entrambi a celebrare cose di Liverpool).
Meglio, molto meglio la seconda canzone, ancora del bassista. The Fool on the Hill è uno dei gioiellini non certo nascosti (cosa cè di nascosto nel repertorio dei Beatles?), ma certo un poco defilati, che aiutano a non stancarsi mai nellascolto delle loro opere. La suggestiva e nobile idea di canto nello stile esteso, disinibito e convinto di questo ineguagliabile melodista (nella sua fase giovanile ), è per loccasione farcita in ogni dove di bucolici flauti (uno dei quali, quello suonato dallautore piuttosto sullo stonato) nella solita, riuscita ricerca di affrancamento dalla situazione strumentale da complessino pop, chitarre basso e batteria.
Sia lo strumentale Flying, debole jam session di studio arricchita (almeno nelle intenzioni) da nastri preregistrati, che il contributo di George Harrison Blue Jay Way, composta e suonata allorgano, fanno parte della porzione trascurabile del lascito dei Beatles. Non così è per Your Mother Should Know, ottima e con lunico difetto di essere copia, inevitabilmente minore, dellineguagliabile Penny Lane: il piano ribattuto di McCartney viaggia anche qui alla grande e crea del pop di alta qualità.
Mezza colonna sonora e mezza raccolta, Magical Mystery Tour è dunque concettualmente né carne né pesce, ma è impossibile fare a meno di questo disco se si vuole possedere il meglio dei Beatles. La disorganicità toglie fascino allopera, ma non è giusto farle compromettere il valore delle singole canzoni. Da avere, dunque.
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