R Recensione

8/10

Guillemots

Through the Windowpane

Da molte parti salutato, alla sua uscita, come “disco dell’anno” ed entrato tra i finalisti del prestigioso Mercury Prize, l’album d’esordio dei Guillemots è, al di là delle facili etichette, uno tra quelli che meglio hanno saputo conciliare la qualità artistica con le naturali esigenze discografiche di una band al suo debutto.

Una formazione geograficamente eterogenea (inglese il front-man Fyfe Dangerfield, brasiliano il chitarrista Magrao, rispettivamente canadese e scozzese, il bassista ed il percussionista) sembra poter in parte spiegare l’abbondanza di influenze e l’ampio spettro di orizzonti musicali che è possibile ritrovare in questo lavoro.

Con “Through the Windowpane” i Guillemots si inseriscono appieno in quel ramo della new wave che ha trovato nuova linfa nell’incontro con la world music e riprendono, con rinnovata vitalità, il discorso iniziato anni orsono da artisti come David Sylvian e Talk Talk. Indubbiamente la musica dei Guillemots rivela una natura assai più mainstream rispetto a quella degli illustri predecessori citati, ma ciò non necessariamente le toglie spessore, né limita la portata dei percorsi sonori che emergono da una album come questo.

Stupisce soprattutto, per un opera prima, la ricchezza e la ricercatezza degli arrangiamenti proposti, a partire dall’apertura semi-strumentale di “Little Bear”, passando per i fiati di “Trains to Brazil” e le orchestrazioni enfatiche di “Redwings” solo per citare alcuni momenti. Attitudini più tipicamente pop emergono nel primo singolo “Made up Love Song #43” mentre “We’re Here” suona come i migliori Mercury Rev in cui il falsetto di Donahue è stato sostituito da un baritenore alla Chris Martin. E a conquistarsi spesso la ribalta è proprio la splendida voce di Fyfe Dangerfield, tra le più virtuose ed eclettiche che si è potute ascoltare negli ultimi anni, in grado di passare dall’intensità di ballate cariche di pathos come “If the World Ends”, alle vertiginose altitudini di “Through the Windowpane”.

Posta in chiusura, “San Paolo” è forse il momento più alto di tutta l’opera, capace di sviscerare, lungo i dodici minuti della sua durata, l’intero universo musicale dei Guillemots, fatto di aperture strumentali ed intensi momenti melodici intervallati da strofe dilatate, per terminare in un baccanale sonoro che mischia ritmi dal forte sapore etnico ad improvvise fughe orchestrali.

I Guillemots riescono con “Through the Windowpane” a liberarsi dall'etichetta di future promesse che i tre EP precedenti gli avevano cucito addosso e a confermarsi come artisti la cui fervida ispirazione già convive con una invidiabile maturità.

V Voti

Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 6 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
REBBY 7/10

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Marco_Biasio (ha votato 10 questo disco) alle 18:15 del 15 febbraio 2007 ha scritto:

Immensamente solare

...

Marco_Biasio (ha votato 10 questo disco) alle 15:32 del 18 giugno 2017 ha scritto:

L'ho riascoltato oggi, dopo tantissimo tempo. Un tuffo al cuore. Una canzone più bella dell'altra. Un gruppo enorme. Che rabbia pensare che si siano buttati via in questa maniera...

Utente non più registrato alle 13:54 del 27 giugno 2017 ha scritto:

Arrangiamenti mai banali, musica che segue un percorso che ho trovato personale ed originale.

Notevole la prestazione vocale che, per capacità d'interpretazione, la sento molto vicina a quella di J. Buckley.

La durata dell'ottima San Paolo potrebbe far storcere il naso a qualcuno...

Una piacevolissima sorpresa questi Guillemots, così come trovare la recensione.