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R Recensione

7/10

Nothing

Guilty Of Everything

Di un album shoegaze con ascendenze hardcore pubblicato da una label metal. “Guilty of Everything” (un titolo che è un’ammissione liberatoria) è il primo LP della band di Domenic Palermo, già membro della band hardcore di Philadelphia, gli Horror Show, dovuta abbandonare per guai con la giustizia che lo hanno portato a passare due anni in prigione. Sempre di Philadelphia la Relapse Records, che è stata casa di gente come i Mastodon.

Esperienze di ibridi fra lo shoegaze e qualcosa di più “fisico” non sono nuove, pensiamo al black-gaze degli Alcest o alla formula ancora più dissociata dei Deafheaven. Qui siamo in presenza di una unione di intenti perfetta fra il mondo sognante dello shoegaze e le istanze dell’underground americano. Per questo, il nome degli Smashing Pumpkins non può che ricorrere durante l’ascolto, per quella loro capacità di gettare un ponte fra le due sponde, fra la rabbia repressa del grunge, con tutte le sue ascendenze, e le melodie di matrice indie-pop britanniche, grazie ad un wall of sound granitico.

Palermo, per sua ammissione, ha sempre voluto fare musica come questa, che esplicitasse gli ascolti captati in famiglia, ma l’esperienza precedente ha comunque lasciato un’impronta sul suo songwriting (tant’è che l’epica sad hardcore di Jesu è citata fra i riferimenti principali). Lo si sente soprattutto in “Bent Nail”, l’episodio più atipico dell’album, ma un po’ ovunque si insinuano dei riff di chitarra che come macigni ricadono nel flusso sonoro. Quando il gioco di alternanze viene sfruttato a fondo abbiamo gli episodi migliori: “Dig” nasce da un riff di pura materia Smashing Pumpkins, si evolve in una nenia dolceamara e fa delle sfuriate intermittenti sul finale il suo marchio di fabbrica.

Così in “Hymn to the Pillory”  troviamo Billy Corgan (la metrica della strofa è quella, non si scappa) spazzato dall’arrivo di Shields e soci mentre altre volte l’accostamento è meno riuscito ("Get Well", che sostanzialmente è un pezzo punk nel cui mezzo si palesano i Jesus And Mary Chains). In "B&E" i Catherine Wheel (autori anche loro di un travaso fra le due sponde dell’Atlantico) imperversano con le loro pieghe in minore.

Dall’altro lato troviamo influenze post-rock; gli intrecci fra le chitarre scure, gli equilibri con la batteria, i bassi che vibrano come se i Mogwai avessero deciso di liberarsi delle sovrastrutture cerebrali (“Endlessly”) mentre “Beat Around The Bush” gioca con la lenta costruzione del genere.

Una nera alienazione ammanta il disco, che è una sorta di percorso di redenzione per la gran parte scritto mentre Palermo scontava i due anni di reclusione per aggressione e tentato omicidio. Ha senso allora la chiusura con “Guilty of everything”, catartica e dolce di liberazione.

Se solo la struttura delle canzoni fosse stata meno ripetitiva e se le canzoni avessero avuto quel qualcosa in più, che manca e non fa decollare il disco, staremmo parlando di un gran bel lavoro.

Certo è che nella scarsità di uscite di rilievo, quest’anno, i Nothing fanno comunque la loro figura.

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Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 4 voti.
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Cas 6,5/10

C Commenti

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Cas (ha votato 6,5 questo disco) alle 16:13 del 16 aprile 2014 ha scritto:

carino! il paragone con i Pumpkins inizialmente non mi tornava... però è vero, di tanto in tanto fanno capolino in alcuni riff. le dinamiche però mi paiono prettamente shoegaze (e penso a nomi come Starflyer 59 o Ceremony), seppur con qualche diversione "core" e ambientazioni scure (rimandi sporadici a gente come True Widow). buona proposta!

Sor90, autore, alle 17:10 del 16 aprile 2014 ha scritto:

Si è essenzialmente shoegaze (e di fatti un pezzo come Bent Nail suona strano) dove però il "nero" spesso non si limita ad essere solo una tinta e quindi si smarca da altre proposte che rientrano meglio nei canoni del genere. C'è un po' di America in questa Inghilterra, ecco (benchè il disco sia americano eh) che è l'inverso di quello che accade per gli Smashing, anche da qui il parallelo. Trovo che grazie a questa iniezione il disco possegga un'evocatività che manca in molte altre proposte nu-gaze. Tra l'altro vedo ora che i True Widow sono sempre della Relapse, hai fatto centro. Comunque il disco tiene ancora, dopo un mesetto e grazie del passaggio