Amy Winehouse
Frank
Inutile negarlo: Inghilterra e Stati Uniti sono le culle della grande musica che riesce a trascendere i confini nazionali. E se si eccettuano poche altre sporadiche intromissioni europee (la kosmische musik tedesca, il french touch), i più bei dischi internazionali provengono proprio dai paesi anglofoni; i quali, non distinguendosi certo per modestia, hanno da sempre un implicito conflitto su chi possa detenere la palma di patria della musica. Ce lo possiamo quasi immaginare il botta e risposta: Noi abbiamo avuto Bob Dylan e Bruce Springsteen, Noi i Beatles e i Rolling Stones; Noi abbiamo avuto i Beach Boys, Sì, ma da noi cerano i Kinks; E da noi che è nato il movimento grunge, Però poi da noi cè stato il trip-hop, e negli anni 90 noi abbiamo avuto Madchester, i rave, il big beat!, Ok, ma dove sono nati house e techno?; e così allinfinito, ognuno con i suoi gioielli musicali. Però se lamericano dicesse Noi abbiamo avuto la musica soul allinglese non resterebbe nulla da replicare. In Inghilterra la tradizione soul non cè mai stata, e la cosa è sempre stata percepita come una pecca, un vuoto sensibile nella onorata storia musicale inglese e gli americani gongolano. Per cui immaginatevi lenorme soddisfazione nella terra dAlbione quando nel 2003 si trovarono tra le mani, quasi senza preavviso, una soul sista fatta e finita: Amy Winehouse, che allepoca era unadolescente, usciva quellanno con il suo disco di debutto Frank. Grande personalità, un talento enorme e una voce che scuote: gli elementi per lasciare il segno ci sono tutti.
Impossibile non aver sentito nominare la Winehouse in riferimento a gossip scandalistici e/o denunce per reati vari. Purtroppo dopo il successo Amy ha perso il controllo e il mondo dello showbiz le ha fatto pagare a caro prezzo i suoi colpi di testa: oggi di lei si parla di più per le presenze nelle aule di tribunale che per la musica. Ed è un peccato. Alluscita di Frank le bizze della cantante erano appena iniziate, ma lalbum offre la possibilità di gustarsi questo talento ancora fresco, al netto della sovraesposizione mediatica: unartista e la sua musica, solo questo. Ne vale la pena.
Frank nasce come una collaborazione tra la Winehouse e il produttore hip-hop Salaam Remi; lei ci mette testi, voce ed espressione, lui gli arrangiamenti. E limpronta di Remi si sente: il terzetto di brani che apre lalbum, infatti, è un aggiornamento del suono nu-soul rivisitato con le basi potenti tipiche dellhip-hop su cui la voce della Winehouse scivola sinuosa e spigolosa al tempo stesso; i beat sono smussati o affilati a suo piacimento dalle tonalità vocali. Se Fuck Me Pumps rappresenta il lato più modaiolo, You Sent Me Flying, che non è esente dallinfluenza hip-hop ma si arricchisce di nuove sfumature concedendosi un bellingresso ad effetto con la voce accompagnata dal piano, mostra subito tutte le potenzialità della cantante inglese. Il disco prosegue con atmosfere più tipicamente jazzate, due brani (di cui uno, I Heard Love Is Blind, scritto interamente dalla Winehouse e laltro una cover di Isham Jones) che non sfigurerebbero di certo nella fumosa atmosfera di un locale jazz. Da qui Amy dispiega un ventaglio di soluzioni musicali con cui si confronta, sempre mantenendo uninnata naturalezza: In My Bed sono i beat asciutti di inizio disco che diventano carichi e baroccati; in Take the box e What it is about men ci si rende conto ancor di più di quanta emotività può trasmettere la Winehouse anche senza bisogno di obsoleti virtuosismi vocali; quasi come contrappeso, in October Song e Help Yourself latmosfera si mantiene leggera, spensierata. Chiude i conti la pigra Amy Amy Amy, forse lepisodio davvero prescindibile del disco. E attenzione non solo a come canta Amy Winehouse, ma anche a cosa canta: liriche sincere e dirette (come esprime appunto il titolo Frank), cantate con il cuore in mano e che riempono di significato la voce così intensa. E un disco con unanima è già una bella cosa in questi anni 00.
Con Frank Amy Winehouse si pose fin da subito in una zona franca tra Nina Simone ed Erykah Badu, confermando poi la sua bravura anche con il successivo Back To Black. Peccato sempre per quei vizietti che la fanno finire sulle copertine sbagliate perché Frank non basterà a risollevare la tradizione soul inglese, ma una bella ora di musica la fa passare.
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