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R Recensione

7/10

Opeth

Damnation

Damnation” costituisce quasi un unicum nella produzione degli Opeth, celebre band svedese fra i nomi più in vista del death metal.

In realtà questo disco deve molto alla produzione e collaborazione dell’amico Steven Wilson dei Porcupine Tree che vi suona il mellotron donando spezie progressive all’impasto sonoro.

Wilson in realtà aveva già collaborato anche in veste di produttore ed ospite nei due precedenti Lp: il suo contributo aveva però solo in minima parte levigato la devastante potenza tipicamente death metal degli Opeth.

Abbandonato quindi momentaneamente il tipico cantato growl e le sfuriate percussive della doppia cassa, il gruppo del leader Mikael Åkerfeldt ci ammalia con otto perle malinconiche che ricordano molto certe sonorità dei conterranei Landberk, oltre naturalmente ad alcune atmosfere degli stessi Porcupine Tree.

Di sicuro è un album consigliato agli amanti delle sonorità progressive tipicamente nordiche, quindi chi è abituato alle sonorità dure e distorte che caratterizzavano i precedenti dischi come “Blackwater Park” e “Deliverance” o anche la recente produzione della band, farebbe forse meglio ad andare con i piedi di piombo prima di acquistare “Damnation”.

La grafica del booklet non è in realtà diversa dall’estetica della band, come al solito quindi molto curata, con le consuete, magnifiche ed inquietanti illustrazioni in bianco e nero. La copertina raffigura una spettrale bambola gotica che sembra uscita da una ghost story anglosassone.

L’inizio del disco è subito suggestivo, “Windowpane” avvolge l’ascoltatore in nebbie romantiche e suggestioni di tempi lontani grazie a pacate armonie elettroacustiche e ad un sapiente uso del mellotron. Non sembra di ascoltare gli Opeth ma un gruppo di progressive!

La seguente “In My Time Of Need” è un'altra magnifica canzone, forse il vertice di tutto il lavoro. Melodia efficace e crepuscolare, mellotron sempre in primo piano, chitarra elettrica che ricorda i momenti più quieti ed evocativi dei Porcupine Tree.

Death Whispered A Lullaby” è un’altra perla. Il testo, decadente e molto poetico, è di Steven Wilson. Tutta l’aura poetica dei testi è comunque intrisa di decadentismo.

Chitarre acustiche introducono la seguente “Closure”, un altro brano di grande spessore. La struttura non si discosta molto dai precedenti pezzi, e forse alla lunga è proprio questo il limite di “Damnation”. “Closure” è in ogni caso un’altra chicca elettroacustica screziata di psichedelia.

La successiva “Hope Leaves” mantiene le stesse melodie struggenti e malinconiche che pervadono l’album ma palesa anche un certo appiattirsi su schemi già sfruttati.

Ending Credits” è un pezzo strumentale che non lascia però il segno.

Il disco si conclude sottotono con “Weakness”, traccia che non aggiunge molto al valore di “Damnation”.

In conclusione non si tratta di un capolavoro ma comunque di un ottimo disco che piacerà di sicuro agli amanti dei Porcospini, un lavoro che dimostra l’ampiezza di vedute degli Opeth, che hanno saputo mostrare il loro lato creativo più pacato e onirico.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 14 voti.
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gi4ndo 8/10
alby66 9/10
B-B-B 8,5/10
Lelling 8,5/10
luca.r 6/10

C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 13:34 del 27 luglio 2009 ha scritto:

Disco eccezionale, fra i migliori degli Opeth. Il quartetto d'apertura, specie "Windowpane" e la coda di "Closure", valgono sicuramente l'ascolto. Recensione migliorabile: gli Opeth sono sempre stati un gruppo (anche) progressive, questo disco ne accentua solamente le loro caratteristiche. Non a caso la seconda parte del progetto, "Deliverance", è il loro lavoro più cattivo e death metal. Una vera e propria scissione delle due anime del gruppo.

cthulhu, autore, alle 14:50 del 27 luglio 2009 ha scritto:

In parte emergeva qualcosa del loro aspetto più pacato anche negli altri album, penso alla splendida "Harvest" su "Blackwater Park".In ogni caso, per quanto riguarda i dischi precedenti, più che di "progressive" si può parlare di evidenti tendenze progressive-metal.I puristi del prog difficilemte amerebbero le sonorità death-metal di album come il pur ottimo "Deliverance.

Mr. Wave (ha votato 7 questo disco) alle 12:26 del 30 luglio 2009 ha scritto:

Una delle opere prog-rock più convincenti degli anni Duemila, insieme ai vari ''In Absentia'' dei Porcupine Tree, ''De-Loused in the Comatorium'' dei Mars Volta, ''Mystic Chords & Sacred Spaces'' di Steve Roach e '' Out of Myself'' dei Riverside. Peccato per qualche episodio poco esaltante (Hope leaves, Ending credits e la finale Weakness). [voto: 7.5] Rece- convincente. Bravo Cesare

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 12:50 del 3 agosto 2009 ha scritto:

Stupendo!

Assieme al precedente (ma in realtà contestuale) "Deliverance" forma un dittico da non perdere! Gli ultimi grandi Opeth, forse quelli che ho amato di più...dove si sentiva eccome! (specie su questo lavoro) la mano esperta si sua Maestà S.W. Poi, l'abbandono di quest'ultimo, di Lopez, di Lindgren e le smanie di onnipotenza di Akerfeldt hanno fatto il resto..sempre ottimi, piacevolissimi da ascoltare e nettamente sopra la media, ma non ai livelli "disumani" delle opere fino a Deliverance compreso! 8,5

alby66 (ha votato 9 questo disco) alle 11:59 del 9 febbraio 2011 ha scritto:

Questo disco è un gioiello.Non c'è nulla fuori posto, nessun brano riempitivo.Alta qualità per tutta la durata.Auspico che gli Opeth prima o poi si ripropongano con questo tiro, magari supportati di nuovo dal grande Steven Wilson.

jekspacey (ha votato 10 questo disco) alle 11:12 del 10 giugno 2013 ha scritto:

A mio parere uno degli album più belli e raffinati degli Opeth ! Windowpane è probabilmente una delle migliori canzoni di sempre !

Utente non più registrato alle 14:52 del 29 aprile 2014 ha scritto:

Superlativo (come sempre SW) e finalmente grandi Opeth...

B-B-B (ha votato 8,5 questo disco) alle 20:06 del 7 gennaio 2016 ha scritto:

finalmente?