Radiohead
Ok Computer
E il 1997 quando i Radiohead, gruppo di belle speranze pop con alle spalle un ottimo album (The Bends) e un discreto esordio (Pablo Honey) fanno uscire Ok Computer. Difficile oggi poter immaginare lo stupore, lincredulità (e in certi casi anche la rabbia) dei fan del gruppo per tale evoluzione sonora. Già, perché nonostante le superlative doti dimostrate in The Bends sul gruppo di Oxford si era ormai ritagliata la riduttiva etichetta di quelli che hanno fatto Creep o, nel migliore dei casi, quel gruppetto pop malinconico non male. Definizioni che vengono spazzate via dalla furia innovativa di Ok Computer. Il successo è immediato: il disco balza in testa alle classifiche inglesi e in top ten in quelle americane. Il singolo Paranoid Android nonostante un video criptico e la durata di sei minuti e mezzo (con una scelta commerciale suicida tipica del gruppo) svetta anchesso in alto, fino al terzo posto delle chart inglesi. In molti sondaggi musicali il disco viene da subito considerato uno dei migliori del decennio, della produzione britannica di sempre e della storia del rock in generale.
Ok Computer non è solo un album rock. I suoi testi sono stati esaminati e studiati in diverse università prestigiose (tra cui Oxford, ovviamente) tanto moderne e complesse sono le tematiche affrontate. La sensibilità artistica e poetica di Yorke era in effetti già emersa nitidamente in The Bends, ma raggiunge qui la sua piena maturità. Uno degli elementi di eccezionalità di Ok Computer risiede nella sua capacità di fondere in maniera perfetta testi e suoni creando un primordiale, inafferrabile e a tratti abbacinante esempio di interazione tra musica e letteratura. Si parla di letteratura, e non a caso, perché con questo disco Thom Yorke si rivela poeta moderno, riuscendo ad adattare lo spleen Baudelairiano al clima claustrofobico dellassurdo e orribile quotidiano conformismo di unepoca dominata da valori e sogni artificiali.
Ecco perché Ok Computer è uno degli album più emotivi e sofferti di tutti i tempi (sotto questo aspetto, limitandoci agli anni 90, potremmo accostarlo a Electro-shock blues degli Eels, allUnplugged in New York dei Nirvana e ai Cursive di Such blinding stars for starving eyes) . La malinconia e la tristezza sono le basi primarie di un lavoro che porta inevitabilmente lascoltatore a rinchiudersi masochisticamente in un cantuccio personale da cui analizzare con calde lacrime la propria condizione esistenziale.
Dal punto di vista più strettamente musicale levoluzione del gruppo verso un sound più articolato e visionario è evidente. Due sono gli elementi da sottolineare: innanzitutto luso più sapiente delle tre chitarre (e qui emerge soprattutto la grande maestria di Jonny Greenwood), fuse e assemblate per tutte le dodici canzoni in maniera impeccabile. Il secondo fattore è la decisa volontà di sperimentare e uscire dagli schemi (Yorke dichiarerà siceramente di aver letteralmente consumato, durante la lavorazione del disco, Tago Mago dei Can). Ne è dimostrazione lampante la poliedrica Paranoid Android, composta da tre canzoni differenti (inevitabili i rimandi al progressive di Pink Floyd, King Crimson e Van Der Graaf Generator). Così come imponente risulta essere la struttura complessiva dellalbum come concept opera. Ciò non deve oscurare la grande compattezza sonora del disco, poggiata su un pop-rock straordinario nella sua semplicità quanto nella cura degli arrangiamenti. Lo stridere confuso delle chitarre di Pablo Honey lascia definitivamente spazio ad un suono nitido e devastante (merito anche del sesto Radiohead, ossia il produttore Nigel Godrich). La voce di Thom Yorke si conferma tra le più belle e criptiche in circolazione. Sovrapposizioni canore e inserimenti di voci elettroniche (costruita interamente con voce artificiale è Fitter happier) completano lopera aggiungendo un pizzico di irrealtà a unatmosfera traboccante di sogni e visioni.
Resta poco da dire sui dodici gioielli che compongono questopera darte. Airbag ti fulmina con il suo inizio bruciante in cui ogni strumento sembra volersene partire per conto proprio salvo poi rientrare parzialmente sotto legida della voce, tra dilatazioni psichedeliche di sottofondo e riff duri a riaffiorare saltuariamente in superficie. La misterica Paranoid Android è semplicemente uno dei pezzi più belli e intensi mai composti dal gruppo. Ogni nota è al posto giusto, ogni dettaglio è curato, tutto viene centellinato alla perfezione in quello che è un saliscendi di emozioni, suoni e ritmi davvero sorprendente. Paranoid Android si eleva a mito e pezzo più rappresentativo dellalbum, quale una sorta di Stairway to Heaven della moderna era digitale.
Subterranean Homesick Alien poggia su un suono dilatato nello spazio e nel tempo, quasi surreale, a preparare il sepolcro oscuro di Exit Music (for a film), uno dei punti più toccanti e opprimenti (esemplificativa la ripetizione ossessiva We hope that you choke) della cascata depressiva di Ok Computer. Let down prosegue sulla falsariga di un dream pop drammatico (Crushed like a bug in the ground, let down and hanging around, let down again) e quando oramai si comincia a vacillare arriva Karma Police a dare la botta finale. La tragicità di questa canzone ha segnato una generazione in maniera indelebile. Impossibile togliersi dalla mente quelle poche note stampate dal pianoforte che supportano una delle voci più strazianti che si ricordi dai tempi della New Orleans di inizio secolo. Fitter Happier fa da spartiacque del disco e rappresenta la più feroce satira allo stile di vita contemporaneo. Electioneering è una scossa elettrica ed è un altro atto di accusa. Stavolta sono divagazioni noise e furiosi assoli ad accompagnare gli strali urlati in faccia alla classe politica che tende a dimenticare troppo spesso le promesse elettorali.
Ma la rabbia torna subito a lasciare il posto a un lago di malinconia con la soffice Climbing up the Walls. Le vette più alte disco tornano a essere percorse con No Surprises e Lucky. La prima mostra una tenerezza sorprendente se confrontata con i sentimenti affiorati finora. E dopo esserci fatti cullare da questa dolce ninna nanna finalmente rassicurante (No alarms and no suprises) arriviamo alla lancinante Lucky, lennesima ballata post-romantica(stavolta vagamente floydiana, con tanto di assolo alla Gilmour) , su una certa Sarah che sembra rappresentare la svolta positiva per lautore. Ecco allora affiorare il tema dellamore come soluzione di tutte le ansie, i problemi e le angoscie delluomo contemporaneo. Una soluzione semplice forse, ma troppo spesso trascurata.
The Tourist è lultimo, drammatico, invito a rallentare i ritmi vertiginosi della vita (At a thousand feet per second, hey man slowdown. Idiot slowdown) e lo fa con lultimo colpo di genio: voce, chitarra, batteria, pianoforte cercano di raggiungere la massima lentezza possibile in comunione col messaggio del testo.
I Radiohead entrano di diritto nella storia. Ok Computer si chiude qua, e, per molti versi, con questo album si chiude idealmente anche il secolo
Tweet